L’ora del tè; chiacchierando in salotto con Sonia Ognibene

Finite le ferie? Hai letto tanti libri durante le vacanze? Magari prendendo spunto dai romanzi degli autori che ho avuto l’onore di avere come miei ospiti qui, a L’ora del tè, oppure dalle recensioni pubblicate sul mio blog? Spero tu abbia viaggiato tanto in compagnia dei personaggi incontrati durante le tue pause di lettura e vissuto pienamente le loro storie.
L’estate sta finendo, diceva una vecchia canzone, e allora combattiamo assieme la malinconia di un’altra bella stagione che se ne va, riprendendo a parlare di libri, viaggi, scrittura e sogni, con una bravissima scrittrice che ho conosciuto qualche anno fa, grazie al suo blog La locanda in mezzo alla brughiera, incuriosita da un corso a puntate di scrittura creativa che Sonia pubblicava periodicamente.
All’epoca ero affamata di conoscenza, volevo sapere tutto, imparare i segreti dell’arte narrativa, diventare capace. E lei, la scrittrice con cui parleremo fra pochissimo, fu una delle prime a trasmettermi i rudimenti della scrittura creativa, dello scrivere per raccontare. Seguii tutto il corso, interagii con lei, lessi più volte il suo primo libro di cui parleremo fra poco e diventammo amiche.
Lascerò che sia Sonia a raccontarsi.
Prima di iniziare, però, ti invito a restate con me fino alla fine: le nuove puntate de L’ora del tè, che riparte oggi dopo la pausa vacanze, si arricchiranno di alcune novità che ti svelerò alla fine.
Sei pronto? Allora accogliamo assieme, nel salotto del tè, la nostra ospite di oggi!

 

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Benvenuta Sonia, finalmente a tu per tu per parlare di ciò che amiamo di più. Intanto lascia che ti offra il mio tè o qualsiasi cosa tu gradisca. Abbiamo anche biscotti, crostate e muffin.

Un tè al bergamotto o all’arancia, grazie… con molti biscotti di pastafrolla!

 

Bene! E ora, se sei pronta e tuo agio, iniziamo la nostra chiacchierata.

Prontissima, tra l’altro questa poltrona è comodissima e mi sento davvero bene.

 

A che età hai iniziato a scrivere?

Tredici anni, dopo essere stata “posseduta” dallo spirito di Jo March in “Piccole donne”.

 

Quali sono, se ne hai, le tue manie quando scrivi?

Digrigno ritmicamente i denti senza accorgermene

 

Il luogo in cui preferisci ambientare le tue storie?

I luoghi silenziosi, non affollati

 

Il libro più bello che hai letto?

Non ce n’è uno in particolare, adoro libri diversissimi fra loro per differenti ragioni… ma dovrei spiegarlo con troppe parole.

 

Il luogo più strano in cui scrivi?

In macchina (ovviamente ferma) tra un impegno e l’altro.

 

Eccoci qua! Emozionante, non trovi? Almeno lo è per me, per diverse ragioni che forse sveleremo o forse no. Lasciamo un po’ di mistero fino alla fine. Vorrei iniziare da Sonia lettrice, svelare a chi ci segue quali sono i libri che ti hanno appassionata – e qui ti puoi sbizzarrire – e perché, secondo te, Piccole donne è stato così determinante per la nascita della scrittrice che oggi sei.

Premetto che a casa mia non c’erano romanzi, per cui feci questa scoperta dando un’occhiata alla libreria della mia migliore amica, Anna Lucia. Lessi il romanzo in due giorni, come in trance. Quando lo terminai decisi che da grande avrei fatto la scrittrice come Jo, la seconda delle quattro sorelle March che scriveva e provava a pubblicare i suoi racconti. Mi identificai subito in lei: per il coraggio delle sue scelte, per la sua sincerità, forza, bontà ma soprattutto per la sua smania di indipendenza e determinazione. Quindi dissi a me stessa: “Anch’io scriverò e pubblicherò un giorno, anch’io sarò indipendente e potrò decidere cosa fare della mia vita.”.
Più determinante di così!

 

Vorrei disquisire con te sul ruolo e l’importanza della lettura per uno scrittore. Più divento grande e più mi rendo conto che leggere è vitale per molti motivi, in particolare per chi scrive, e che senza non potrei mai arricchire, nutrire, approfondire le storie che narro. Non è copiare. Anche le letture diventano più mirate, indirizzate verso ciò che stiamo scrivendo al momento.
Dopo questa premessa ti chiedo cosa ne pensi dell’importanza dei libri nella formazione di uno scrittore e se ci sono delle letture che consideri indispensabili e propedeutiche.

Le letture sono fondamentali, imprescindibili, indipendentemente dalla professione che si sceglierà da grandi. Perché la scrittura è formazione, conoscenza, libertà. Perché leggere ci insegna a pensare e ad esporre il nostro pensiero, ci infonde dubbi e a volte ci dà risposte. Ci insegna a vivere, insomma, ma vivere nel senso più appagante del termine, cioè ci fa “sentire” profondamente.
Flaubert a tal proposito diceva: “Non leggete, come fanno i bambini, solo per divertirvi o, come fanno gli ambiziosi, solo per istruirvi e far bella figura. No, leggete per vivere.”. E se lo dice lui dobbiamo crederci.
Detto questo, non so se ci siano letture indispensabili o propedeutiche per uno scrittore, posso solo parlarti della mia esperienza. Ho scoperto la lettura dei veri romanzi da adolescente, quindi è stato naturale per me buttarmi sulla narrativa per ragazzi: Piccole donne, ma anche Piccole donne crescono, Piccoli uomini, I ragazzi di Jo, David Copperfield, I ragazzi della via Paal, Cuore, Ventimila leghe sotto i mari, Zanna bianca, e tanti altri. Da grande sono passata ai classici della letteratura italiana e straniera: La coscienza di Zeno, Il fu Mattia Pascal, La metamorfosi, I miserabili, Il rosso e il nero, Madame Bovary, Il vecchio e il mare, Il giovane Holden e chi più ne ha più ne metta. Ecco, per rispondere alla tua domanda, posso dire che i classici vanno assolutamente letti e interiorizzati.

La tua vita e la tua professione sono legate alla scrittura, come assistente scolastica per bambini e ragazzi diversamente abili, tutor di italiano per stranieri e infine scrittrice. Le parole e la scrittura a 360 gradi. Io stessa ti ho conosciuta grazie ad un bellissimo corso di scrittura che tu pubblicasti a puntate sul tuo blog La locanda in mezzo alla brughiera e che per me fu una iniziazione.

Beh, ne sono onorata…

 

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A fianco di questa passione ce n’è un’altra, altrettanto potente, che ti occupa mente, cuore e anima. Una passione così forte che riesci a trasmetterla a distanza: l’amore per l’Inghilterra e le lingue straniere.
Ti ascoltiamo. Raccontaci.

Oh, ma tu mi inviti a nozze! L’amore per l’Inghilterra, Londra in particolare, è qualcosa di inspiegabile, una passione profonda che ho sin da bambina. Ricordo che quando cambiavo canale alla tv in bianco e nero… spingendo i pulsanti… e mi imbattevo in un film in costume girato in Inghilterra, io restavo incollata allo schermo mentre tutti mi davano della pazza. Ricordo ancora, come fosse oggi, il giorno in cui mia sorella maggiore comprò il libro di inglese per il primo anno di scuola media: in primo piano sulla copertina c’era la bandiera del Regno Unito con il Big Ben. Ne rimasi ipnotizzata. Cominciai a sfogliare il libro e pensai: voglio imparare a leggere, voglio andare lì. Avevo solo quattro anni. La passione per la Union Jack mi è rimasta poi impressa a fuoco, infatti oggi ho ciondoli, tazze, tazzine, calzini, magliette, maglioni, top, orecchini, ombrelli, cuscini, tappeti, quadri, penne, portafogli, borse, bandiere, scatole di latta, guanti da forno, calendari, libri, calamite, cuffie per la musica, lenzuola e trapunte con la bandiera del Regno Unito. Molti sono regali perché mio marito, mio figlio e i miei amici ormai mi conoscono e sanno che se mi regalano qualcosa di British vanno sul sicuro.
Con una tale passione è chiaro anche il mio profondo amore per la lingua inglese, ora mi sto preparando per sostenere il FIRST, cioè la certificazione Cambridge per il livello B2, e spero tanto di farcela. Comunque vorrei anche prendere delle certificazioni per la lingua spagnola e tedesca, ma adesso è ancora prematuro. Magari fra due anni.

 

So che sei anche un’appassionata di viaggi…

Sì, tanto. Purtroppo, però, viaggiare costa e ho cominciato a farlo solo da pochi anni. Non sono viaggi lunghi o costosi. Si fa quel che si può ma, anche se per pochi giorni ed evitando alberghi a 4 o 5 stelle, io mi sento viva, viva per davvero. Solo il viaggio ha il potere di rendermi felice, appagata, ristorata. Essere nei luoghi sognati e visti solo nei libri è un’emozione impagabile. Una vera scoperta è stata Budapest. Mi è rimasta dentro. Dal mio prossimo viaggio in America mi aspetto tanto. Voglio emozionarmi molto e imparare altrettanto.

 

Parliamo di scrittura e dei tuoi libri.
Prima di tutto ti chiedo: come è nata l’idea di scrivere romanzi e qual è il genere che prediligi come scrittrice?

Perché la forma del romanzo? Perché è quella che riesce a veicolare meglio la trama attraverso una caratterizzazione più profonda dei personaggi, delle ambientazioni e dei dialoghi. Per quanto riguarda i generi, faccio prima a dire che mal digerisco i noir e i romance, cioè gli estremi: o troppa violenza o troppo zucchero, e detesto il genere erotico che trovo estremamente noioso.

 

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Il segreto di Isabel è una storia per ragazzi con una trama intensa e un segreto che Isabel porta dentro e che rende il racconto forte. Se non erro è il tuo primo romanzo. Io l’ho letto almeno due volte e mi sento di consigliarlo a tutti. Come è nata l’idea della storia e da cosa hai preso spunto?

 Sì, è il mio primo romanzo nato almeno 4 anni prima della stesura vera e propria. L’idea della storia prende spunto da un fatto di cronaca, che non posso rivelare altrimenti va a monte una parte del segreto di Isabel, e da lì sono partita per costruire l’intera storia. Comunque posso dire che il romanzo tocca il tema dell’incomunicabilità familiare, che è un problema tutt’altro che trascurabile: difficoltà più o meno gravi, infatti, possono avere conseguenze disastrose per un adolescente che tende ad ingigantire e ad assolutizzare ogni evento ed emozione. Ho scritto questo romanzo proprio pensando ai ragazzi, ma sarebbe utile che anche i genitori, i nonni e gli zii lo leggessero. Ai professori delle scuole medie posso solo dire di richiedere questo libro alla Raffaello Editrice per adottarlo e leggerlo in classe… tra le altre cose è corredato anche di un fascicolo con approfondimenti che stimolano la riflessione ed esercizi che aiutano ad arricchire il lessico e le capacità critiche.

 

─ Ci vai mai a Messa? Oggi è domenica .─ disse spiazzandomi.
Rimasi interdetta. Non ci andavo dal giorno della mia Prima Comunione.
─ Qualche volta. ─ mentii.
─ Come mai solo qualche volta?
─ Mamma dice che la religione è una preoccupazione dei poveri.
Mio nonno smise di masticare e mi fissò come se avessi detto una bestemmia.
─ Bene… ─ aggiunse dopo un po’, masticando lentamente. ─ Bene… e tu… cosa pensi?

─ Non lo so. ─ risposi. ─ Ma oggi verrò con te, se ti fa piacere.
─ Deve far piacere a te e a Lui. ─ precisò alzando gli occhi al cielo. ─ È da un pezzo che io non conto più per nessuno.
─ Mi fa piacere andarci insieme a te. ─ rettificai, per non contrariarlo ulteriormente.
Il nonno annuì e le sue rughe finalmente si distesero.
─ Quando finisci la colazione sparecchia e lava almeno il tuo piatto. Anche questa è una preoccupazione dei poveri.

(estratto da Il Segreto di Isabel)

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il segreto di isabel

 

 

 

 

 

Il romanzo Non puoi essere tu (la mia recensione al libro è pubblicata QUI) nasce invece con un intento didattico, oltre ad essere un giallo intrigante è anche un libro adatto a tutti coloro che stanno imparando la nostra bella ma non facile lingua.

Proprio così. Come dico anche nell’introduzione del libro, mi sono resa conto che molti studenti di livello elementare-intermedio, pur conoscendo la grammatica italiana e desiderando leggere libri nella nostra lingua, continuano a non comprendere molte nostre espressioni tipiche e mollano i libri che acquistano perché risultano troppo complessi o troppo noiosi. Ecco perché ho deciso di scrivere una storia breve che tratta di un mistero soprannaturale, corredata dal significato reale delle espressioni idiomatiche che un vocabolario non riesce a tradurre. Alla fine di ogni capitolo ho inoltre inserito un breve riassunto per aiutare gli studenti nella comprensione del testo appena letto. Ovviamente è un libro che possono leggere anche gli italiani, se non altro per la trama misteriosa ispiratami durante un viaggio a Viù e Lanzo in Piemonte e di cui parlo alla fine del libro.

 

Ormai è sera e io sto perdendo ogni speranza di trovare delle risposte.
Ma c’è una bambina accanto al cancello di un parco. La bimba sembra avere i capelli chiari, ma non ne sono così sicura con questo buio, e li ha legati in due piccole code ai lati della testa. Indossa qualcosa di scuro e porta uno zainetto sulle spalle. Mi avvicino.
– Ciao!
– Ciao.
– Sei con la mamma?
– No, da sola.
– Da sola? E come mai? Non hai paura del buio?
Lei non mi risponde.
– Abiti qui?
– Sì, da tanto tempo.
Sorrido pensando alla sua giovane età.
– Ah, molto bene! Allora ti va di (= vuoi)  dirmi se riconosci una ragazza che ho qui sul mio smartphone?
– Sì, è un bel gioco! Fammi vedere!
– Ecco, è questa la ragazza.
La bambina la osserva bene, poi dice:
– La sera passa sempre di qui.
– Allora la conosci?
– Sì, è sempre di corsa. Ma non vive a Viù, ormai la sua casa è il Ponte del Diavolo.
– Cos’è il Ponte del Diavolo?…

(estratto da Non puoi essere tu)

CLICCA SULL’IMMAGINE Per acquistare Non puoi essere tu 
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Sonia, siamo arrivate alla fine, grazie a te di tutto. Attendiamo  altri tuoi libri con il desiderio di leggerti e, personalmente, ti auguro di avere sempre la voglia di andare avanti con la curiosità e la vitalità che ti contraddistinguono.

Roberta, grazie davvero per questa intervista, per me è stato un onore e, se me lo permetti voglio approfittare ancora un po’ della tua ospitalità per aggiungere un’ultima cosa: leggete, leggete, leggete, perché la lettura è sogno e scoperta. Non vi condannate a vivere una sola vita se potete viverne migliaia. Ci sentiamo prestissimo… il mio terzo libro è quasi pronto!

 

Prima di lasciarci ti chiedo ancora pochi minuti per parlarti delle novità che avevo anticipato e che da questa puntata de L’ora del tè arricchiranno di volta in volta la rubrica.
La prima è l’immagine di copertina. L’avrai già vista nel precedente articolo e spero ti piaccia.
Seconda news: da questo numero, all’interno di ogni articolo, troverai una o più citazioni estratte dai libri dell’autore  e il link di acquisto degli stessi.

Infine, terza e ultima, una curiosità.
Durante L’ora  del tè non parliamo solo di libri. Una parola tira l’altra e spesso, dalle parole dell’autore, possono scaturire argomenti che destano la mia ( e magari anche la tua) curiosità. Ho pensato di raccogliere, alla fine di ogni puntata, una di queste curiosità per fartene dono. In segno di ringraziamento per la pazienza, l’attenzione e la fiducia che mi dimostri.

La chicca di oggi (la prima) è tratta dall’amore incondizionato di Sonia per la pasta frolla.

Provala, è la miglior ricetta che io abbia usato fino a oggi, e poi mandami una fetta della tua crostata!

 

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Pasta frolla per crostata

Ingredienti:

  • 250 gr. di farina
  • 100 gr. di burro ammorbidito fuori dal frigorifero
  • 100 gr. di zucchero
  • 1 uovo intero
  • mezza bustina di lievito per dolci
  • 2 cucchiai di latte

La ricetta completa della crostata la trovi QUI.

Da gustare con il tè darjeeling.

Al prossimo tè!

 

 

Mi piacerebbe conoscere la tua opinione. Lascia un commento qui sotto e torna a trovarmi ancora!

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