Un anno fa

Sono ancora qui, a parlare, a scrivere, a distanza di un anno.

Passa in fretta, il bello e il brutto, il facile e il difficile.

Mi guardo indietro e c’è tanta strada fatta.

Eh no! Ho iniziato con il piede sbagliato. Il melodramma appartiene a un’altra vita.

Avete presente quando camminate per strada, prendete improvvisamente una storta e finite col culo per terra? No? Io sì, ce l’ho presente, mi è successo pochi giorni fa, mentre camminavo con la mia famiglia, non avevo nemmeno i tacchi particolarmente alti. Neanche il tempo di rendermi conto e in un attimo ero giù, una vera figuraccia davanti alle decine di passanti: ho evitato di guardarmi attorno. Ho raccolto l’aiuto di mio figlio: mi ha sollevata e ha aspettato pazientemente che la mia caviglia smettesse di fare male.

Pochi minuti e ho ripreso a camminare. Con indifferenza, come se nulla fosse capitato. Ho passato le mai sui pantaloni per pulirli dalla polvere e poi via.

La vita è piena di storte.

Pensaci.

Non solo alla caviglia.

Ma anche al ginocchio.

Al polso.

Al cuore.

All’anima.

All’autostima.

All’amor proprio.

Io credo, mi sono persuasa (come dice Montalbano), che quel sasso la vita lo abbia messo lì apposta.

Che al momento oppportuno apra la porta come fa Catarella, sbattendola contro il muro, aggrappandosi al battente con un rumore assordante (sono reduce dal film di ieri sera), per catturare l’attenzione.

Di chi? Ma la mia, ovvio. E anche la tua.

Troppo spesso ci addormentiamo su un materasso di allòri, lasciando che l’abitudine e la troppa sicurezza pervadano le nostre giornate.

E allora ci sta bene che quel sasso finisca lì, sotto la scarpa, o che il vento si alzi e sbatta forte la finestra, o la porta.

Serve a svegliarci, come un caffè forte di prima mattina. Non ne basta mai solo uno.

Il torpore va bene ma non deve diventare la quotidianità.

Cosa voglio dire?

Che se un anno fa la vita non mi avesse tirato uno schiaffo, forse avrei continuato a temporeggiare, a fare le cose di ogni giorno, lasciandomi trasportare dalla corrente, e non avrei guardato nella direzione giusta.

E allora serve una storta al cuore (non in senso fisico); serve usare tutta la forza che abbiamo per raggiungere quello che si desidera.

Perché i sogni non stanno bene solo nei cassetti. Ti assicuro che sono più belli visti da fuori.

Una risposta a “Un anno fa”

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