La mia quarantena

Vi racconto la mia quarantena.

Innanzi tutto, per tranquillizzare chi mi vuole bene, noi non siamo in quarantena. A Rimini e dintorni si sono verificati pochissimi casi di contagio non preoccupanti anche perché il nuovo virus dell’anno è molto meno pericoloso di quello che vogliono farci credere: come ho letto da qualche parte è un raffreddore.

Su questo tema ci sono troppi pareri discordanti: dal governo ai cittadini, dai sanitari agli amministratori locali, ognuno ha una propria idea e non è facile scindere la realtà. Una cosa è certa: questo atteggiamento fomenta l’ignoranza e di conseguenza il panico. Chi doveva fare e non ha fatto, chi non doveva fare e invece ha fatto, zone rosse, quarantene volontarie e persone positive che schizzano da una parte all’altra dello stivale seminando questi piccoli virus che in questo inizio di 2020 vanno di moda, insomma la confusione dilaga. Sarà l’anno bisestile, ha detto l’altro ieri un tizio al supermercato. Ho sorriso ma avrei voluto guardarlo male.

Dopo la preoccupazione iniziale ho deciso di informarmi. Ho letto moltissimo sull’argomento, articoli, post, commenti, ho seguito trasmissioni e a un certo punto ho deciso di mettermi in quarantena: ma non da Covid-19 bensì dal virus della informazione malata. Ho deciso di credere a chi lavora in prima linea, ai tecnici di laboratorio e agli infermieri e medici che in questi giorno stanno vivendo turni massacranti e mi dissocio da coloro che svaligiano i supermercati come se stesse per arrivare la carestia mondiale. Lo so, siamo italiani, conosco bene il mio popolo e all’improvviso diventiamo tutti virologi, immunologi e microbiologi. Siamo capaci di laurearci in meno di mezz’ora sull’argomento principale del momento e ne parliamo come fossimo titolari di cattedra all’università.

Mi sono fidata delle persone competenti e ho deciso di spegnere i social, di saltare tutti i post che parlano del coronavirus e di aggiornarmi sull’argomento una volta al giorno.

Ma per usare una mia citazione “non tutti i mali sono un male”.

La regione Emilia-Romagna, sulla scia di Lombardia, Veneto e altre, ha chiuso scuole e luoghi pubblici e vietato qualsiasi tipo di manifestazione in via precauzionale. Giusto? Sbagliato? Non sta a me giudicare. Non è una scelta facile e costringe tutto il sistema a riorganizzarsi ma voglio credere che chi ha deciso lo abbia fatto consapevolmente: i ragazzi sono preoccupati (mia figlia ha la maturità ed è visibilmente contrariata dal decreto di sospensione delle lezioni; idem mio figlio che all’ultimo semestre della magistrale teme di dover fare slittare la data della tesi), i docenti si organizzano con lezioni su Skype o live su Youtube. Per non parlare delle aziende che finalmente adottano lo smart working come se niente fosse. L’Italia si ferma? No, ma sicuramente rallenta. Come tutti del resto.

Anch’io rallento e in un certo senso sono felice di farlo. Non mi spengo, no, ma cambio punto di vista: l’arrivo del simpatico virus ha modificato la mia agenda e sospeso l’inizio di una attività che attendevo con desiderio da mesi. Quel 29 febbraio, data di realizzazione di un sogno, è entrato nel pacchetto delle sospensioni e posticipato al 28 marzo. Un mese di ritardo all’avvio di un nuovo progetto o un mese in più per dedicarmi ad altro? Ho deciso che voglio il bicchiere mezzo pieno e userò questo mese per concludere o perfezionare lavori già avviati, finire libri che sto leggendo ora che ho tempo di farlo, portare avanti la scrittura di alcuni racconti che ho in testa, trascorrere tempo con i miei figli che per mia gioia sono obbligati a casa.

In questi giorni sto leggendo Io non mi chiamo Miriam. Come dice mia figlia: “Ti sei messa di impegno con questo genere di libri”. Storia tosta, impegnativa accompagnata da uno stile scorrevole. Miriam ha un passato tremendo e ricordi che tornano a tormentare un’anima provata da eventi terribili e che alla soglia degli ottantacinque anni riesce a confidare alla nipote. Mi viene da sorridere confrontando il mio mondo con quello descritto dall’autrice: il nostro virus di oggi è nulla se lo paragoniamo alle atrocità che hanno subito di deportati durante la seconda guerra. Dovremmo smettere di lamentarci per davvero, l’umanità intera dovrebbe imparare dal passato, il nostro vissuto sociale deve insegnarci a vivere diversamente, ad amare gli altri, a rispettare, invece assistiamo a scene di razzismo, sottomissione, omofobia che non hanno motivo di esistere. Siamo così gretti che ci permettiamo di tacciare di colpa chi colpa non ha. Dovremmo vergognarci!

Ho letto post bellissimi di propaganda della lettura a cui mi associo. Spegnete la TV, i social e leggete un libro: anche leggero se preferite o più impegnativo se è quello che desiderate, ma fatevi una vostra opinione di ciò che è la vita e di quello che desiderate e non seguite a pappagallo l’idea che qualcun altro professa.

Oltre alla lettura sono anche impegnata con i miei progetti di scrittura: racconti, romanzi nuovi e vecchi. Ho un bel po’ di cose che bollono in pentola e a tempo debito te ne parlerò. Ma per questo è ancora presto.

Cos’altro dire: vivi questo tempo al rallentatore che male non fa e buona lettura!

(Foto di Sofia Iivarinen)

4 risposte a “La mia quarantena”

  1. Io ho fatto più o meno lo stesso: non ho visto né parlato di coronavirus, non ho fatto spese preventive, non mi sono fatta prendere dall’ansia. E visto che le scuole sono chiuse, sto leggendo di più, scrivendo di più, passeggiando di più, organizzando di più. Ah… le cose belle, quelle che il poco tempo vuole sempre farci tagliare. Bello il tuo post, Roby. Ti voglio bene.

  2. Bella mossa Roberta!
    L’altro giorno, come da promemoria, ero andato sul tuo sito ma per scoprire “la novità” ma non ho trovato nulla in homepage e quindi ho chiuso lo smartphone in modo sbrigativo, forse troppo.
    Oggi invece ho riaperto il tuo blog con più calma e ho trovato questo articolo; leggendolo ho scoperto del “rinvio”.
    Meglio così, aumenta la suspence.
    Per quanto mi riguarda anch’io mi sono dedicato ad attività “TV free”.
    Leggere libri, principalmente: mi avrai mica contagiato?

  3. Grazie, Luca!! Questa cosa del tuo promemoria mi commuove profondamente. Ho scoperto che un’altra mia carissima amica aveva scritto un appunto in agenda, in corrispondenza del 29 febbraio, per ricordarsi del gran giorno 🙂
    Se hai buttato uno sguardo alla mia pagine FB forse la intuisci, la novità!!
    Io sono a letto, a causa della mia emicrania ciclica e ho dovuto interrompere la lettura: buio, silenzio, per lo più dormo. I libri sono un bellissimo virus!! Spero di contagiare tutti 🙂

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