La dieta su misura

Uno stile nutrizionale sano

Mi sono avvicinata a La dieta su misura pensando che mi sarei sorbita il solito libro che parla di regime dietetico, calcolo peso ideale, controllo calorie e sopportazione della fame.

Invece no!

Letizia Bernardi Cavalieri ci introduce al metodo della Bioterapia Nutrizionale, un regime alimentare che considera l’individuo – com’è, le sue abitudini, la sua costituzione, il suo stato di salute – ed interviene a livello nutrizionale in modo da ripristinare, laddove necessario, il normale funzionamento degli organi, ad esempio fegato, reni. La BTN personalizza il regime alimentare adatto all’individuo, mediante un approccio counseling.

Nessun calcolo delle calorie, nessuna tabella peso-altezza. La dieta BTN combina gli alimenti in modo da regolare la glicemia, stimolare il fegato o drenare i reni e tiene in considerazione alcuni principi imprescindibili: la biodisponibilità dei principi attivi degli alimenti, la modalità di preparazione degli stessi e le associazioni degli alimenti. Un metodo che scardina alcune convinzioni popolari: per una regolazione della glicemia è preferibile friggere le patate, non lessarle.

È di fondamentale importanza utilizzare ingredienti sani, il più possibile biologici e senza sostanza tossiche, per non appesantire il lavoro del fegato, dei reni e degli altri organi impegnati a liberare il corpo dalle scorie.

Il libro spiega da dove nasce il metodo BTN, su cosa basa i suoi principi e quali sono le linee guida, come trattare gli alimenti, utilizzarli, cuocerli, perché adottare questo tipo di regime ed alcuni esempi di dieta in base alle diverse tipologie costituzionali (epatica, surrenalica e pancreatica).

Nessun controllo periodico per la verifica della perdita di peso: secondo la BTN la perdita di peso avverrà gradatamente; in una prima fase il risultato più evidente sarà il modellamento del corpo grazie all’eliminazione della massa grassa.

L’autrice accompagna il lettore, passo a passo, durante la lettura del libro, spiegando in modo semplice concetti che semplici non sono.

Ho apprezzato molto questa lettura che mi ha riavvicinata ad una delle mie passioni, il counseling, e mi ha lasciato una gran voglia di saperne di più e di sperimentare per davvero la BTN.

La dieta su misura è pubblicato da Antonio Tombolini Editore nella Collana Olos.

SINOSSI
Il libro affronta in modo completo i problemi legati all’adozione di uno stile nutrizionale sano. Non vegano né vegetariano, ma privo di elementi tossici per l’organismo e di tutti quei fattori che incidono sull’innesco delle patologie contemporanee. Spiega come ritrovare un corpo sano mangiando con gusto. Insegna, step by step, come realizzare l’educazione nutrizionale persino di chi è più restio al cambiamento delle proprie abitudini e formula le linee guida per costruire una dieta “su misura” dei bisogni della persona. Inoltre fornisce consigli per venire incontro ai problemi che – in particolare- il disequilibrio della glicemia oggi pone, e suggerisce tecniche naturali soft che, liberando pian piano l’organismo affaticato dai tossici, alleggeriscono e liberano dai problemi metabolici. La dieta è l’epicentro del processo di detossificazione: almeno tre volte al giorno ricostituisce i “mattoni” della vita.

 

 

 

Dai diamanti non nasce niente

Dal letame nascono i fior

 

Primo articolo sull’arte della scrittura a firma di Roberta Marcaccio.
Gli articoli raccolti all’interno della categoria Lezioni di scrittura, non vogliono essere vere e proprie lezioni. Non ho la presunzione di poter insegnare a scrivere perché devo ancora imparare a farlo io. Questi articoli sono la cementificazione di un percorso di apprendimento iniziato anni fa (e non ancora concluso) in condivisione con chi avrà voglia di leggerli e raccogliere i suggerimenti e i consigli che ho ricevuto e di cui ho fatto tesoro. C’è anche la mia esperienza, in questi post, ci sono i miei errori e i passi fatti fin qui. Saranno semplici messaggi scritti su una nuvola che chiunque potrà leggere e fare propri. Se avete voglia di seguirmi, partiamo. Se queste lezioni vi annoiano, vi aspetto al prossimo racconto.

Le idee nascono dalla vita. Da una parola, un principio morale, un’immagine, una notizia di giornale, una frase, una canzone. Le storie che ho scritto non hanno avuto tutte le stessa genesi; ognuna è stata concepita in modo diverso.

Alcune crescono in modo spontaneo, solo e semplicemente perché devono.

Altre hanno bisogno di una spintarella. Necessitano di lavoro, concentrazione, progettualità.

Altre, infine, è la vita stessa che le regala e non occorre fare altro che renderle irriconoscibili (storie vere che l’autore nasconde nella trama della narrazione).

Procediamo con ordine.

Non funziona che l’autore una bella mattina si sveglia e, illuminato dal Dio Apollo, si ritrova in testa la storia più bella del mondo servita su un piatto d’argento e pronta per essere scritta. No, non funziona così.

Scrivere è una gran faticaccia a partire dall’atto del concepimento: avere qualcosa da raccontare, trovare le idee per un romanzo che abbia senso scrivere e che qualcuno vorrà leggere.

In questo la vita ci viene in aiuto.

La mia convinzione, del tutto personale, è che le storie che un autore scrive contengano sempre una parte autobiografica. Certo, non la vita stessa, ma ciò che essa racchiude. Lo scrittore immagazzina informazioni in un grande deposito, lo riempie con immagini, sentimenti, volti, frasi, gesti, parole, canzoni, tante piccole tessere di un puzzle immenso che rappresenta il quadro della sua vita. Un’esistenza spezzettata in tanti piccoli frammenti irregolari e conservati con rispetto e riconoscenza, perché da ognuno di quei ritagli può nascere una storia.

Alcuni dei miei racconti sono nati così, da fatti realmente accaduti e poi rielaborati, lavorati, plasmati, impastati fino ad ottenere un prodotto editoriale finito.

Molti dei miei personaggi sono ispirati ai milioni di personaggi che mi ruotano attorno; quando viaggio, cammino, faccio spesa, parlo al telefono, io li osservo e ascolto e nei loro tratti caratteristici scovo elementi essenziali per delineare le figure che animeranno le mie pagine.

Non va mai raccontata la realtà, ma è dalla realtà che può nascere una storia.

La vita non è l’unico dispensatore di idee creative; se essa è avara possiamo attingere altrove: giornali, riviste, notizie di cronaca, luoghi, racconti, blog e ovviamente da ciò che altri hanno scritto.

Attenzione! Scrivere non è copiare. Scrivere non significa rifare la stessa cosa che ha fatto un altro.

La lettura di un racconto o di un libro possono fare scaturire l’idea giusta per una storia che vale. Un articolo di cronaca oppure il post di un blog possono essere così appetibili ed emozionanti da stimolare il nostro tarlo creativo che non si doma fino a quando il nostro racconto o romanzo non è diventato merce da distribuire.

Da cosa nasce cosa, si dice! L’importante è non emulare, ma raccogliere idee e suggerimenti da fare propri, rielaborare e usare per una nuova storia.

Se dalla vita non arrivano idee, si possono adottare alcune tecniche che stimolino la fantasia.

  • Fare attenzione a tutto ciò che ci colpisce

Mentre leggiamo, guardiamo la TV, parliamo al telefono con un’amica o un cliente. Tutto ciò che suscita emozioni e reazioni fisiche importanti può racchiudere un’idea, quello che emoziona lo scrittore, emozionerà sicuramente anche il lettore. Uno dei miei romanzi, di prossima pubblicazione, è nato dalla telefonata con la mia migliore amica, due donne, una mora e una rossa… Non aggiungo altro!

  • Chiedere ad un amico (del cuore) un elenco di parole

Solo un amico ci può capire, altri ci prenderebbero per pazzi! Dopo anni di lavoro e impegno, un bel giorno ho capito che da una semplice parola può nascere una storia bellissima. In questo modo sono nati un romanzo e alcuni miei racconti e, quando sono a corto di idee creative, questa è la tecnica che uso di più, chiedo in prestito una parola che diventa fondamenta e, di conseguenza, storia.

  • Camminare in città, al mare, al parco, lungo un fiume, con la mente aperta e lasciando la fantasia libera di scorrere

Dai sassi, dalle pietre, dalla sabbia, dalla natura, da ogni cosa è possibile ricavare materiale narrativo; ascoltare il vento, osservare il sole, fotografare manifesti, appuntare nomi di strade, molto spesso è il mix di più elementi raccolti via via nella vita e mescolati fra di loro. L’idea per una mia storia (che ancora devo scrivere) è nata passeggiando in mezzo alle case di una via del centro; mentre camminavo mi figuravo le persone, le case, i negozi, ciò che accadeva: quando sono tornata a casa ho disegnato la piantina della via, avevo già tutta l’idea sviluppata in testa

  • Usare il potere delle parole

Quando una non basta, prendi un foglio e riempilo, di getto, di tutti i sostantivi e aggettivi che ti vengono in mente, a partire da una parola centrale (un sentimento, un’ideologia, un concetto). Riempi il foglio e poi stai a vedere cosa succede; se quella è la storia giusta, le parole prenderanno vita e si trasformeranno in trama, scaletta e personaggi.

 

Colui che desidera avvicinarsi alla scrittura dovrebbe ascoltare i consigli, sperimentare tutte le tecniche e poi trovare la propria, quella che gli è congeniale e che userà ogni volta che le idee avvizziranno.

Una fase fondamentale è la raccolta del materiale utile a sviluppare le idee. Non mi riferisco ancora alla ricerca delle informazioni per riempire di contenuti il racconto o definire la trama. Siamo ancora al concepimento. Quando lo spermatozoo sta per incontrare l’ovulo. Mi riferisco al materiale che serve per evocare una storia: associazioni di parole, immagini, elementi… il DNA del feto. Quello che poi darà vita alla creatura. In questa fase non bisogna avere fretta; l’unico diktat è ascoltare, osservare. L’autore sa quando una storia è buona per essere scritta. Raccoglie tutto ciò che pensa possa servirgli e che magari poi scarterà. Prende nota di tutto ciò che può essere utile e si prepara a cestinarlo appena si renderà conto che non è economico alla storia.

E infine lascia decantare. Chiude il quaderno con gli appunti per qualche giorno e poi lo riapre.

Se la voglia di scrivere diventerà dirompente, saprà che quella è la storia giusta.

 

Nota finale: Nella scrittura esistono un lato romantico e uno pratico: quello romantico è avere una storia da raccontare; quello pratico è scrivere un libro che possa essere pubblicato, letto e criticato. Per questo motivo in questi articoli potreste trovare termini commerciali, come ad esempio: merce, prodotto, distribuzione, vendita, ecc.

Una curiosità: perché il titolo “Dai diamanti non nasce niente”. I miei titoli nascono solitamente da associazioni di idee, da collegamenti fra le parole, dal loro significato che, in questo caso, è racchiuso dentro il verbo nascere. Il vero titolo avrebbe dovuto essere: Come nasce una storia, dove e come trovare le idee per un romanzo. Una piccola parola ha evocato la bellissima frase di Fabrizio De Andrè, uno dei miei autori preferiti. Via del campo è nata dall’idea di ciò che quella strada ha raccontato a lui, con il suo passato e la vita che in quella via si viveva. I sassi della sua Genova hanno ispirato una storia che è diventata una delle canzoni, a mio avviso, più belle e significative di tutti i tempi.

 

Il capolavoro

Un romanzo di Amanda Melling.

Come ho dichiarato in un precedente articolo, i gialli sono i romanzi che in assoluto preferisco e che scelgo di leggere quando ho bisogno di staccare la spina della realtà e rifugiarmi in un luogo dove la mente non debba concentrarsi su nulla: il mistero, le indagini, la curiosità, la leggerezza (in senso calviniano) dei testi…

Lo so, qualcuno storcerà il naso e penserà che i gialli sono lettura tutt’altro che leggera se vuoi entrare nelle indagini, partecipare alle ricerche, spremere quel po’ di sale in zucca per capire chi sia l’assassino e arrivare alla verità prima dell’investigatore. Come lettrice di gialli sono una frana, solitamente scopro chi sia il colpevole quando l’investigatore (l’autore) me lo svela, ma non ci posso fare nulla se adoro il cuore che palpita quando sto per capire che l’omicida si aggira nel buio della stanza, mentre il nostro malcapitato eroe ignora la presenza del pericolo (o almeno così penso io) e sta per essere sopraffatto. Con l’ansia in gola mi muovo (leggo) in quella stessa stanza con il desiderio di afferrare per un braccio il malfattore e salvare così il mio protagonista. E quando finalmente si accende la luce ed io osservo il volto del colpevole, capisco che non avevo capito niente: chi è l’assassino, perché ha ucciso….

Questa lunga ma necessaria premessa serve a spiegare perché considero Il capolavoro di Amanda Melling un giallo a cinque stelle.

Sapevo fin dal principio a quale genere appartenesse il romanzo, genere che non appare così evidente al lettore ignaro, perché l’inizio della storia fa pensare ad un romanzo di narrativa con sfumature rosa: la storia di una scrittrice alle prese con il libro che vorrebbe diventasse il suo capolavoro, un divorzio alle spalle e un rapporto difficile con la figlia. Una storia di vita come tante.

Poi la storia si svolge, si srotola su un canovaccio di avvenimenti che modificano il corso dei loro giorni tutti uguali. Dal passato riaffiora un cadavere e Sue, la nostra protagonista-detective, decide di scoprire la verità. Rovista in mezzo a ricordi, indaga, domanda, ficca il naso dove non dovrebbe e scopre che dietro a quel cadavere si nascondono parecchi segreti.

Una storia intrigante, scritta con stile diverso rispetto al precedente romanzo di Amanda Melling da me letto, Il peso sul cuore (la mia recensione QUI); uno stile che definirei affinato, più adatto al genere, scorrevole, piacevole al palato del lettore.

Una storia che trascina, incolla il lettore alla protagonista e lo porta dove lei lo conduce.

La scoperta dell’assassino ha confermato la mia incapacità di indagine. L’autrice è stata così brava a nascondere indizi che ho capito chi fosse il colpevole solo quando ho letto il suo nome, nero su bianco, col cuore che trottava in gola.

Il mio personale modo di decretare se un libro è un bel libro dipende da quanto tempo la storia resta dentro di me, dopo avere letto l’ultima parola.

E Il capolavoro entra nella top dei libri che mi sono piaciuti.

Primo romanzo edito nella collana Amaranta di Antonio Tombolini Editore; direttore di collana la stessa autrice del romanzo, Amanda Melling.

Sono particolarmente affezionata a questa collana e sono felice di essere tra le prime lettrici a recensire il lavoro di Amanda.

Copertina illustrata dalla bravissima Marta D’Asaro.

Giallo Antico (Come si scrive un poliziesco storico)

di Danila Comastri Montanari.

Il giallo è stato da sempre il mio genere preferito. Dopo avere abbandonato le letture per ragazzi sono passata ai romanzi d’indagine. Non ricordo come sia nata questa passione; ho ancora davanti agli occhi lo sguardo furbesco di Jim Hutton che domanda agli spettatori: «E voi, avete capito chi è l’assassino?»

Li divoravo, uno dietro l’altro. E sì, Ellery Queen è sempre stato il mio autore preferito. Senza nulla togliere alla dama del crimine, Agatha Christie, o ad altri giallisti di grido.

Nel periodo in cui mi avvicinai alla scrittura avevo abbandonato i gialli; all’epoca preferivo immergermi in letture che potrei definire alternative: letteratura introspettiva, psicologia femminile, teoria della comunicazione, arte del counseling, naturopatia.

Con queste premesse non potevo certo scrivere un giallo. E non mi venne nemmeno in mente.

Giallo Antico guida l’aspirante scrittore durante le fasi delicate della ricerca, della preparazione, della definizione dei personaggi, della trama e poi via via fino alla stesura, le revisioni e la pubblicazione.

È un manuale di scrittura in piena regola. Chiaro, organizzato, con contributi concreti ed esempi pratici.

Contiene una bibliografia completa di gialli storici di tutti i tempi e di tutte le ere; discreti ma consistenti consigli di lettura. Raccoglie segreti, trucchi, modi semplici e diretti per trovare informazioni riguardanti il passato, scegliere i nomi dei personaggi che si adattino all’epoca in cui abbiamo scelto di farli vivere, definire i luoghi in cui si snoda la vicenda, rintracciare quei dati necessari ad ambientare la narrazione nel periodo giusto e con gli elementi giusti. Consiglia lo scrittore su come svolgere le ricerche, dove ficcare il naso per reperire la documentazione necessaria, quanto ci possano aiutare le arti figurative (i quadri, gli affreschi, le sculture), quali fonti utilizzare (biblioteche, web, guide archeologiche, mappe e carte geografiche storiche), quanto siano importanti la letteratura e le descrizioni che i classici facevano dei sentimenti, degli usi, delle abitudini, dei locali in cui vivevano, delle pietanze che cucinavano.

Fra tutti i consigli, a mio avviso, il più importante è il sopralluogo; ficcare il naso nei posti in cui si sceglie di ambientare la nostra storia, nelle pietre, lungo i vicoli, in mezzo alle case, muovere i passi laddove li poseranno i nostri personaggi, respirarne l’aria, valutare gli aspetti fisici del paesaggio, i colori, i suoni, gli odori. Un potenziatore di idee.

“…l’esplorazione va fatta arditamente, – scrive Danila Comastri Montanaricon piglio spensierato e ludico, in modo da immergersi a fondo nell’atmosfera del luogo del delitto e assorbirla per tutto il tempo necessario.”

La seconda parte del libro riguarda la costruzione di un giallo: le regole da seguire o da violare, la definizione della trama, la caratterizzazione e la scelta dei personaggi, il movente, quando fare morire la vittima, la scaletta, la persona narrativa da utilizzare e i tempi verbali. L’ultima parte riguarda la scrittura vera e propria con alcuni trucchi e suggerimenti utili agli aspiranti e non.

In appendice tre racconti giallo-storici brevi, coinvolgenti e stuzzicanti.

Bene, a questo punto, non resta che provare a seguire i consigli della Comastri Montanari che, pur essendo diretti alla costruzione di un giallo storico, si adattano molto bene anche ad altri generi letterari. E chissà cosa ne verrà fuori.

Al lavoro!

 

 

 

 

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