Un regalo ai miei lettori

È passato tanto tempo dall’ultima ora del tè. Dopo due stagioni intense di interviste nel mio salotto, ero stata costretta a chiudere la rubrica per mancanza di tempo. Eh sì, proprio io, quella che ha migliaia di progetti in itinere e risponde sempre che per i grandi sogni e le passioni il tempo si trova, non ne ho a sufficienza per tutto. Qualcosa resta fuori per forza. Ho smesso di camminare con immenso dispiacere, ho ridotto la lettura dei romanzi al minimo indispensabile e destinato tutto il tempo possibile allo studio, alla scrittura e, ovviamente, alla casa.

Lo studio è un sogno riemerso dal passato a cui dedico tutta me stessa con grande fatica ma tantissima soddisfazione.

La scrittura è un bisogno fisico, come mangiare, respirare, dormire. Impossibile abbandonarla. Con lo studio che assorbe ogni fibra del mio essere (compreso il tempo e la lucidità mentale), i momenti per scrivere sono ridotti a mezz’ore raccattate dove possibile o apnee di qualche giorno tra un esame e l’altro.

Così sono nati gli ultimi lavori: la storia di Rosa e Michele, riscritta ad agosto sperando diventi presto un libro, la revisione totale di una delle mie opere storiche (non svelo il titolo per scaramanzia) ora in mano all’editore e la redazione di un nuovo racconto, nato da pochi giorni, per il quale ti chiedo di incrociare le dita come buon augurio affinché venga selezionato.

Toccando con mano l’entusiasmo destato dalla pubblicazione de Il cactus non ha colpa, ho pensato di fare un regalo ai miei lettori e quindi anche a te che mi leggi, mi segui e con la tua amicizia mi sostieni. Inizialmente avevo pensato a una inedita e unica puntata de L’ora del tè, rinnovata e ironica, legata al mio nuovo romanzo; l’ennesima intervista, magari insolita e fuori dagli schemi, ma pur sempre un dibattito con domande e risposte.

Odio le minestre riscaldate! Volevo qualcosa di particolare e intenso, che non fosse malinconico, triste e neanche… vabbè, ognuno di voi lo giudicherà per ciò che gli trasmetterà. Curioso di sapere di cosa si tratta?

Anch’io, molto curiosa di sapere cosa ne pensi.

Segui il mio Blog e le mie pagine social: giovedì 29 aprile alle 17 svelerò il mistero.

Buona lettura!

Foto ThoughtCatalog on Pixabay

Il giorno del Cactus

Questa mattina mi sono alzata con la neve ad accarezzare ogni cosa. Era tutto bianco.

Ho aperto gli occhi e, ho avuto giusto il tempo di realizzare che oggi era il giorno del Cactus, prima che cominciassero ad arrivare i primi messaggi. Ho poltrito, prima a letto, poi a colazione con latte di grano saraceno e pane duro integrale e infine sul divano, sotto la coperta extra calda, a leggere messaggi, a colorare con Happy color, ancora in camicia da notte e vestaglia di pile, e a sperare che qualcun altro facesse tutto al posto mio.

Poi sono stata sopraffatta dalle recensioni (bellissime!) che ho letto commovendomi e appuntato nelle note per non dimenticarmi di ringraziare e condividere.

A metà mattina mi sono vestita, ho partecipato (poco!) alla liberazione dell’auto dalla neve e poi sono corsa a fare spesa. Le strade erano pulite, per fortuna, e quando sono tornata a casa ho trovato una sorpresa: la casa era linda!

Ho sorriso a mia figlia che mi ha strappato una risata con la sua frase a effetto: «Mamma, sei poco furba? Tu mi dovresti dire: “Perché non pulisci?”» «Perché io sono una mamma anomala.» Lei ha sorriso e mi ha detto che sì, io lo sono.

Ho trascorso tanto tempo al lavoro e quando ero a casa preferivo dedicare ai miei figli la qualità, chiacchierare con loro, stare assieme per i compiti, per i giochi o trascinarmeli stanza per stanza mentre io pulivo o cucinavo. Oggi sono grandi, ma tra noi è ancora così: passiamo tanto tempo separati ma quando siamo assieme assorbiamo ogni istante.

Lei ha anche cucinato. Vorrei farvi assistere a una scena a caso, dove io cerco di rendermi utile mentre lei prepara, per sentirmi dire: «Mamma, vai! Qui faccio io!» Giuro, non ho fatto nulla per meritarmi due figli meravigliosi, ma tant’è!

Abbiamo mangiato linguine agli scampi, loro, spaghetti quadrati integrali (sempre con gli scampi!) io!! 😊

Ebbene sì, io sono quella che mangia integrale, a volte senza glutine, limita la carne al massimo, preferisce la piada, sempre integrale, condita con l’olio (ma che romagnola seiiiii!! Oddio, spero che mia mamma non legga questo articolo!), le torte e i biscotti preparati con grano saraceno e zucchero di canna con poco sapore e poco dolci. Sono quella che beve acqua del rubinetto, tè e infusi di ogni tipo e che la sera, dopo cena, si coccola sul divano con caffè di fichi, cicoria e segnale con TRE!!! cucchiaini di miele. Sono sempre a dieta ma non rinuncio mai alla mia birra artigianale una volta alla settimana (da 75 cl!!!). Adoro la carne di maiale ma spesso mangio solo verdura. Nel minestrone non devono mancare le patate fresche e i fagioli. Zuppa di ceci o polenta sono tra i miei piatti preferiti, senza dimenticare il baccalà.

Se dovessi raccontarti qualcosa di me potrei dirti che…

Qualche anno fa ho detto che a 60 anni avrei smesso di fare la tinta e mi ero sbagliata, ho smesso parecchi anni prima.

Nella mia borsa c’è di tutto, è una valigia pesantissima: non mancano mai i due paia di occhiali indispensabili, un astuccio pieno di penne e matite colorate, quaderni, l’agenda, il tablet, il kindle…

Ho abbandonato il fondotinta da qualche anno e ora trucco solo gli occhi. Con l’avvento delle mascherine ho eliminato anche il rossetto. In compenso mia mamma ha pensato bene di farci sorridere confezionando mascherine coloratissime per tutti i gusti.

Io sono ordinatissima ed estremamente disordinata, sono capace di passare dalla gioia alla tristezza in meno di un attimo. Leggo negli sguardi, peso le parole, percepisco i malumori, non tiro mai indietro la mano, amo la socialità ma, al contrario, sono molto solitaria.

È sabato pomeriggio, è il giorno che attendo da nove mesi, e ho voluto raccontarti un po’ di quella che sono. Il cactus non ha colpa è stato un parto meraviglioso grazie a Triskell, a Barbara Cinelli e a tutte le splendide donne della redazione. Ringraziarle per la passione, la dedizione e la cura con cui trattano i libri e gli autori non sarà mai abbastanza!

Il cactus non ha colpa, lo so, ma serve a farci riflettere a fondo sulle priorità da dare a ciò che amiamo, desideriamo o riteniamo importante.

Ti lascio con un monito: se un giorno dovessi trovarti al buio ricordati di accendere la luce!! 😉 (L’ho sentita da qualche parte questa frase…)

Buona vita! <3 e se ti fa piacere seguimi sulla mia pagina Facebook o su questo sito!

(Foto di milivigerova on pixabay)

Il cactus non ha colpa

Esce il 13 febbraio il mio nuovo romanzo IL CACTUS NON HA COLPA edito da TRISKELL EDIZIONI.

A 45 anni Rebecca perde il lavoro a cui ha dedicato tutta la vita. Donna tenace, determinata, mette al primo posto la carriera, le persone con cui lavora e l’azienda, riuscendo sempre a dimostrare di farcela. La sua esistenza cambia radicalmente, entra in un gorgo depressivo che la trascina nel buio di una quotidianità in cui non vede la luce.
Riuscirà Rebecca a rinascere a nuova vita?

L’anno della rinascita

La fine dell’anno è tempo di bilanci e chissà perché, in questo Capodanno 2021, sembra che tutti desiderino tirare una riga, fare le somme e magari buttare per davvero, dalla finestra, tutto ciò che di brutto è stato vissuto. Ieri pensavo al mio anno appena concluso e ho sentito il bisogno di mettere un punto a un passato doloroso. Il mio.

Vado contro ogni logica dicendo che il 2020 per me è stato un anno sorprendente e, pandemia a parte (non per minimizzarla ma solo per fare un’analisi puntuale), meraviglioso. Quello della mia rinascita.

Ho affrontato gli ultimi anni con immensa fatica in ogni ambito. Per non andare tanto indietro, esattamente gli ultimi sette mi hanno messa a dura prova con la morte di mio papà, la malattia di mio zio, una nonna da assistere e curare soprattutto legalmente e poi, ciliegina sulla torta, nuovi incarichi lavorativi, sempre più pesanti e di responsabilità. Per dieci anni ho lavorato sui treni, vissuto negli hotel, cambiato mansione, azienda, colleghi e capo ogni volta che girava la ruota.

Fino a quando qualcuno non ha deciso di mettere una X sul mio nome.

Fine di una carriera durata quasi trent’anni.

Il 2020 mi ha accolta quando ero in uno stato psico-fisico molto provato. La fine del 2018 e il 2019 erano stati un banco di prova oltre ogni mia immaginazione. Non avevo bisogno di una ulteriore bastonata, eppure qualcuno, da qualche parte dell’Universo, aveva deciso che fossi pronta per una nuova sfida in stile Hunger games.

Durante il 2019 ho scritto la storia di Rebecca, un racconto impegnativo che dovevo mettere su carta. Un atto terapeutico e vitale servito a tirare fuori il peggio di me. All’inizio del 2020 quella storia è diventata un manoscritto e a marzo ho iniziato a spedirlo a numerose case editrici con la speranza che potesse diventare realtà.

A fine 2019, stimolata da un’amica e nella speranza di trovare un lavoro che mi entusiasmasse, ho tirato fuori un sogno dal cassetto chiuso a chiave per quasi vent’anni e preso contatti con la Scuola di Naturopatia Manipura per capire se quel sogno potessi realizzarlo davvero. Avevo perso il lavoro che amavo, le persone del mio gruppo, lo scopo per cui ogni giorno mi alzavo, macinavo chilometri e andavo in ufficio con il sorriso per essere guida, sostegno, aiuto. Tutto finito!

Nella mia nuova vita, in mezzo a tanto dolore, mi ero resa conto però di avere più tempo da dedicare a ciò che amavo, tutto quello che prima sprecavo in viaggi e spostamenti potevo usarlo per scrivere e studiare.

Dopo due mesi di riflessione ho capito che era quello che volevo fare da grande non era altro che la maturazione del mio cammino professionale, il suo naturale proseguimento: continuare a essere di aiuto e sostegno. So che ti chiederai: “Cosa c’entra la naturopatia con il management aziendale?” C’entra eccome! Fidati.

A marzo 2020 inizio la scuola con frequenza online. Studiare mi piace, una passione che non ho perso e nonostante il timore di non farcela, scopro che invece mi riesce. Sono felice perché finalmente colmo il mio desiderio di continuare a studiare dopo Ragioneria. Gli esami mi danno enormi stimoli, ogni piccolo risultato è una iniezione di adrenalina che sana le ferite della mia autostima fortemente provata dalla batosta lavorativa ricevuta. Uno dopo l’altro, alla fine del 2020 nel mio libretto sono registrati sei esami superati.

La scuola di Naturopatia è anche un cammino di crescita nella consapevolezza di se stessi e come ogni processo di cambiamento porta alla luce il brutto per trasformarlo in bello, passando attraverso fasi difficili e dolorose. A tutto questo dovrei essere abituata. Invece no. Al dolore non ci si abitua mai.

A maggio 2020 ricevo la mail che aspettavo con grande speranza. Triskell Edizioni, una bellissima realtà editoriale, accetta di pubblicare Rebecca (lo chiamo così perché ancora non posso svelare il vero titolo). Puoi immaginare la mia gioia? Un altro sogno che si realizza e, se lo vuoi leggere da un altro punto di vista, la chiave per chiudere quel maledetto passato che mi ha tormentata per molto tempo.

Grazie alla scuola conosco diverse persone meravigliose e assieme a una di loro inizio un percorso terapeutico intenso che, abbinato allo studio e all’autotrattamento Reiki, toglie tutti gli strati sedimentati negli anni e piano piano libera la mia anima, la vera essenza.

Ad agosto 2020, durante l’editing di Rebecca, in un attimo di pausa dalla scuola, scrivo un nuovo romanzo e lavoro a una raccolta di racconti che spero vedranno luce nei prossimi anni.

Quest’anno difficile ha portato dolori, privazioni, ci ha costretti a ripensare le nostre giornate, a valorizzare le piccole cose, apprezzare gli affetti importanti, fare il vuoto dentro di noi per riempirlo solo con l’essenziale. Abbiamo visto persone lasciare questa vita e famiglie distrutte dalla sofferenza. Abbiamo conosciuto la paura, il terrore, ci siamo sentiti in gabbia. Ci siamo aiutati con telefonate, videochiamate, messaggi. Abbiamo sfruttato ogni mezzo per essere vicini a chi soffriva o aveva paura del vuoto.

Quello che ho imparato dal 2020 è che in mezzo al dolore della vita, indipendentemente dalla causa, devo guardare le cose belle che affiorano, le persone vere che ho attorno, quelle nuove che ho conosciuto, i sogni che sto realizzando, il cammino che sto compiendo. Nel mio bilancio c’è il Dare e l’Avere, il positivo e il negativo ed esperienze nuove da affrontare.

La storia che ho cercato di raccontarti mi ha cambiata completamente, vestendomi con abiti nuovi e tirando fuori una Roberta che forse neanche conoscevo. Non c’è rammarico in questo, ma solo gioia. La Roberta che conosco oggi è il risultato del Dare e dell’Avere del 2020 e di tutti gli anni passati, dal 1965 in poi.

Per il 2021 non ho aspettative ma solo di vivere con gioia giorno per giorno e imparare sempre di più a fare il vuoto dentro di me per riempirlo di verità. Continuo con grande meraviglia il mio percorso di Naturopatia a fianco di insegnanti e compagni di classe meravigliosi e aspetto, questo sì, l’uscita di Rebecca, per i primi mesi dell’anno, con grande felicità e la speranza di incontrarti tra le sue righe.

Sono di parte, lo so, ma non perdere l’uscita di Rebecca, potresti restare sorpreso e coinvolto dalla sua tenacia ed esplosività. Nei prossimi giorni darò qualche anticipazione. Fai attenzione ai miei post!

Per tutto il resto ti auguro che il successo (inteso come salute, amore e tranquillità economica) che attendi per il 2021 sia a portata del tuo braccio e che gli abbracci mancati siano colmati dalla presenza, anche se a distanza, dell’amore delle persone a te care.

Felice 2021 per davvero!

(Foto anncapistures – Pixabay)

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: