Silenzio creativo

Anche quando non scrive, un autore scrive sempre.

Il mio silenzio dal Blog e dai social non è dovuto ad una interruzione della produzione letteraria. Quando, per una persona che scrive, scrivere non è l’occupazione principale, capita che altre attività richiedano la sua concentrazione, la sua presenza e, soprattutto, il tuo tempo.

Quando un autore scrive, non sempre scrive.

O meglio.

Scrivere non significa soltanto buttare giù pagine e pagine di roba scritta, di frasi che all’inizio barcollano e parole che a mala pena si combinano fra loro.

Scrivere molto spesso è riflessione, analisi, raccolta. Altre volte è leggere.

Molto spesso è lasciare che le immagini, i pensieri, le storie continuino a girare dentro la testa, nel corpo e nell’anima fino a che raggiungano la consistenza di storia.

Da poche settimane ho iniziato a lavorare ad un progetto nuovo. Difficile. Complicatissimo. Abbastanza normale, per me, buttarmi in avventure insuperabili.

Un progetto di cui non parlerò ancora ma che mi obbligherà a tornare indietro nel tempo, entrare nella storia del XIII secolo, vivere in un tempo che non ho conosciuto ed in un mondo che ho sentito raccontare a scuola e in qualche documentario.

Camminerò a fianco di personaggi storici di una certa caratura e mi confronterò con un genere letterario che mi spaventa da morire. Ma se non lo facessi, o se per lo meno non ci provassi, non sarei io.

Non so quanto tempo impiegherò, forse molto, moltissimo. Non so se raggiungerò l’obiettivo che mi sono imposta. Ma una cosa è certa.

Avrò una bella storia da raccontare.

Fotogrammi in 6×6

Un’emozione di Michele Marziani.

Da bambino Stefano viene a contatto con una realtà che lo segnerà per tutta la vita, quella di bambini diversi che hanno vissuto mondi difficili, emarginati, in fuga.

Stefano conosce un mondo che non è l’unico e che è molto diverso da quello di altri bambini diversi da lui.

Scopre così cosa significa libertà di imparare senza l’obbligo di andare a scuola: Igor che abita in una roulotte sa cose che lui, che vive in una casa vera, non sa; Igor è libero di entrare a piedi nudi nell’acqua fangosa del fiume e catturare i pesci con le mani; non sa leggere, Igor, ma sa i nomi dei pesci.

È un po’ più grande, Stefano, quando incontra Ursula, una bimba fuggita da un paese dove vivere è complicato, scappata e rinchiusa in un bagagliaio, clandestina, silenziosa, invisibile. E Stefano le crede e il suo bisogno di combattere un mondo che non condivide aumenta sempre più e diventa così forte che non può tacere.

Il suo senso di libertà è più forte di tutto, Stefano ha difeso quelli che per la società sono diversi, è stato loro amico e di questo dovrà rispondere.

Un romanzo breve, tre piccoli racconti collegati fra loro. Fotogrammi in 6×6 è emozioni contenute nelle parole. Quando il potere della scrittura è nelle parole stesse.

Io sono un’affezionata lettrice di Michele Marziani, ho letto tutti i suoi romanzi ed amo il suo modo di scrivere: essenziale e ricco, lineare e profondo, unico nel suo stile. Uno stile che personalmente amo molto.

Fotogrammi in 6×6 contiene una storia importante, che fa davvero riflettere. Ma ciò che ho amato più di tutto è stato il ritrovarmici, essere lì, averci vissuto, non nella storia bensì negli stessi luoghi a fare alcune delle cose che Stefano ha fatto o vissuto. Ritrovare gli spazi, i colori, gli odori, le persone. Quello che avevo dimenticato, o soltanto accantonato nei ricordi.

Ecco, sì, Fotogrammi in 6×6 è il libro dei ricordi.

SINOSSI

Un percorso tragico, attraverso tre fotografie. Sullo sfondo la coda del terrorismo e degli anni di piombo. 1968: Stefano ha sei anni e attraverso l’ingenuità dei suoi occhi di bambino racconta la Rimini del boom economico. Le case in affitto ai turisti d’estate e le epiche fatiche con gli ultimi caldi per imbottigliare la conserva di pomodoro. Una mamma stanca e nervosa, un papà triste. 1973: Ursula è una bambina un po’ schiva. È scappata dal Cile degli orrori di Pinochet perché il suo papà lavorava per il presidente Allende. Ursula racconta a Stefano di un mondo lontano che si fa reale. 1994: Ci sono un altro mare, il Tirreno, in Liguria, a Laigueglia, e un altro bambino in questa storia. Un bambino troppo piccolo per raccontare. Lo fa nonna Anna, la mamma di Stefano, che ora deve crescere da sola il piccolo Ernesto. «Sei il figlio di due genitori – scrive la nonna Anna – sei figlio del tuo tempo e di come le persone in quel tempo sono state. Forse di saperlo non te ne farai nulla. Ma del non saperlo, te ne faresti ancora meno».

Edito da Antonio Tombolini Editore, nella collana Officina Marziani.

Una storia che sia credibile

(Seconda lezione di scrittura)

Esiste una regola, una sola, a mio avviso, che deve essere rispettata. Se non altro per rispetto – adoro i giochi di parole – nei confronti di chi legge e crede in ciò che legge.

Il lettore non è uno sprovveduto. Io per prima mi ritrovo a storcere il naso davanti a pagine in cui succedono cose che non rispettano la realtà (fantasy e horror esclusi).

Il lettore, quando si accosta ad un libro, vuole immedesimarsi, entrare nel racconto, vivere la vita dei personaggi a cui spesso si affeziona… insomma vuole una storia credibile. L’autore stesso deve essere credibile e per fare questo deve scrivere di ciò che sa.

Non può inventare.

Deve costruire, plasmare, edificare.

Una casa è costruita da un muratore. Un progetto è realizzato da un ingegnere. Il pane è fatto dal fornaio.

Una storia è scritta da uno scrittore che conosce tutto ciò di cui sta scrivendo, l’argomento, i fatti, i luoghi…

Ed è vietato barare.

Mi vengono in mente due esempi su tanti: Camilleri che ambienta le vicende di Montalbano nella sua Sicilia e Grisham che scrive gialli giudiziari ispirati alla sua carriera di avvocato.

Alcuni trucchi e suggerimenti per riuscire ad essere credibili o, per lo meno, evitare di scivolare sulla buccia di banana:

  1. Scrivere davvero di ciò che si sa

Ho provato a cimentarmi in storie con elementi al di fuori della mia portata ed ho sbattuto la testa fino a quando non ho capito che senza conoscenza non sarei andata da nessuna parte. Il sapere, il conoscere tutto, ma proprio tutto, consente di evitare passi falsi. La conoscenza ci aiuta a chiudere i buchi, ad arricchire la storia dei giusti dettagli, ad usare le informazioni necessarie e solo quelle. Di ciò che l’autore sa non tutto deve essere usato per la narrazione; troppe nozioni appesantirebbero la lettura ed annoierebbero il lettore.

  1. Leggere e studiare

L’alternativa alla conoscenza è lo studio. Se l’autore decide di parlare di un argomento a lui sconosciuto, deve approfondirne le tematiche, leggere testi, fare ricerche. La scrittura vera e propria di un romanzo è la parte minima di tutto il lavoro che c’è dietro. La scrittura vera e propria è l’ultima parte di un lungo lavoro di preparazione che può durare anche anni.

Affrontare temi sconosciuti è pericoloso, il rischio è quello di scrivere inesattezze che il lettore non ci perdonerebbe.

Lo studio accurato e dettagliato della materia è quindi una fase essenziale.

  1. Intervistare

Intervistare velocizza il recupero delle informazioni. Il colloquio con esperti, ricercatori e studiosi consente di affinare ancora di più le informazioni che l’autore ha recuperato attraverso lo studio.

L’intervista va affrontata con una base di conoscenza. Occorre preparare alcune domande ben precise, quelle che serviranno a completare il sapere dell’autore su quell’argomento, e fare una bella chiacchierata con un esperto.

  1. Consultare immagini, video, documentazione

Molto utili sono le immagini, i video. Trasmettono molte informazioni su luoghi, persone, ambiente in cui l’autore vuole girare la storia.

Tutto ciò che è visivo dà immediatezza, solletica i ricordi e fluidifica la narrazione. Il mio maestro, qualche anno fa, mi disse che era solito prendere appunti facendo disegni sul suo quaderno. Prendere appunti tracciando linee con la matita è un ottimo modo per schematizzare i pensieri, i dettagli, la storia. E devo dire che funziona. Ciò che passa attraverso le immagini si attacca all’anima narrativa e non la si dimentica più.

  1. Dove reperire le informazioni

Il dove oggi non è un problema. Nel 2016 abbiamo tanto di quel materiale a disposizione che diventa più difficile trovarlo perché ce n’è troppo. Le librerie, le biblioteche classiche, Internet contengono tutto ciò che ci serve. Il difficile è sapere cosa cercare e come.

Ogni autore usa gli ingredienti che conosce meglio, quelli con i quali ha più confidenza, più facili da gestire. A volte, però, è anche bene confrontarsi con qualcosa di nuovo, di inusuale, di difficile. Ma per farlo occorre prepararsi molto bene alla sfida.

La dieta su misura

Uno stile nutrizionale sano

Mi sono avvicinata a La dieta su misura pensando che mi sarei sorbita il solito libro che parla di regime dietetico, calcolo peso ideale, controllo calorie e sopportazione della fame.

Invece no!

Letizia Bernardi Cavalieri ci introduce al metodo della Bioterapia Nutrizionale, un regime alimentare che considera l’individuo – com’è, le sue abitudini, la sua costituzione, il suo stato di salute – ed interviene a livello nutrizionale in modo da ripristinare, laddove necessario, il normale funzionamento degli organi, ad esempio fegato, reni. La BTN personalizza il regime alimentare adatto all’individuo, mediante un approccio counseling.

Nessun calcolo delle calorie, nessuna tabella peso-altezza. La dieta BTN combina gli alimenti in modo da regolare la glicemia, stimolare il fegato o drenare i reni e tiene in considerazione alcuni principi imprescindibili: la biodisponibilità dei principi attivi degli alimenti, la modalità di preparazione degli stessi e le associazioni degli alimenti. Un metodo che scardina alcune convinzioni popolari: per una regolazione della glicemia è preferibile friggere le patate, non lessarle.

È di fondamentale importanza utilizzare ingredienti sani, il più possibile biologici e senza sostanza tossiche, per non appesantire il lavoro del fegato, dei reni e degli altri organi impegnati a liberare il corpo dalle scorie.

Il libro spiega da dove nasce il metodo BTN, su cosa basa i suoi principi e quali sono le linee guida, come trattare gli alimenti, utilizzarli, cuocerli, perché adottare questo tipo di regime ed alcuni esempi di dieta in base alle diverse tipologie costituzionali (epatica, surrenalica e pancreatica).

Nessun controllo periodico per la verifica della perdita di peso: secondo la BTN la perdita di peso avverrà gradatamente; in una prima fase il risultato più evidente sarà il modellamento del corpo grazie all’eliminazione della massa grassa.

L’autrice accompagna il lettore, passo a passo, durante la lettura del libro, spiegando in modo semplice concetti che semplici non sono.

Ho apprezzato molto questa lettura che mi ha riavvicinata ad una delle mie passioni, il counseling, e mi ha lasciato una gran voglia di saperne di più e di sperimentare per davvero la BTN.

La dieta su misura è pubblicato da Antonio Tombolini Editore nella Collana Olos.

SINOSSI
Il libro affronta in modo completo i problemi legati all’adozione di uno stile nutrizionale sano. Non vegano né vegetariano, ma privo di elementi tossici per l’organismo e di tutti quei fattori che incidono sull’innesco delle patologie contemporanee. Spiega come ritrovare un corpo sano mangiando con gusto. Insegna, step by step, come realizzare l’educazione nutrizionale persino di chi è più restio al cambiamento delle proprie abitudini e formula le linee guida per costruire una dieta “su misura” dei bisogni della persona. Inoltre fornisce consigli per venire incontro ai problemi che – in particolare- il disequilibrio della glicemia oggi pone, e suggerisce tecniche naturali soft che, liberando pian piano l’organismo affaticato dai tossici, alleggeriscono e liberano dai problemi metabolici. La dieta è l’epicentro del processo di detossificazione: almeno tre volte al giorno ricostituisce i “mattoni” della vita.

 

 

 

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