Vita di Miranda: un libro insostituibile

Avete presente L’ora del tè, la mia rubrica di libri in cui intervisto autori nel mio salotto? L’ho interrotta un anno e mezzo fa, circa, e almeno per il momento non la riaprirò. Ho molte attività e progetti che stanno riempiendo tutto il mio tempo libero, con mia infinita gioia.

Uno spazio per chi ama scrivere e leggere sul mio sito però c’è. E lo farò con le recensioni di libri belli e una piccola intervista all’autore. Partiamo con Vita di Miranda e poi scambiamo quattro chiacchiere con Luigia Rovito.


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Vita di Miranda è un libro bellissimo, unico e insostituibile.

Comincio così questa recensione perché come tutte le cose che scrivo le devo sentire nell’anima prima di inciderle sulla carta. Non è stato facile scrivere di Miranda. Alla fine ho dovuto cedere al foglio e alla penna per avvicinarmi a lei e raccontare.

Vita di Miranda è un intreccio di storie. Siamo ai primi del Novecento. Miranda nasce nel 1907 in una famiglia nobile. Una bambina splendida, dinamica, vivace con una particolarità: parlerà molto tardi rispetto ad altri bambini ma quando lo farà sarà con una maturità che stupisce. Sarà così anche da adulta e per non svelare nulla della trama dirò soltanto che non sarà difficile innamorarsi di lei, del carattere, del senso di giustizia, dei capelli ramati e degli occhi verdissimi. Attorno a Miranda ruotano altre famiglie e altri personaggi disegnati con eleganza e abbigliati con precisione dall’autrice.

L’amore in tutte le sue forme, l’amicizia, la giustizia sono alcuni dei sentimenti forti che il lettore incontra durante la lettura. Ma ci sono anche la paura, la disperazione, il dolore. In questa tempesta emotiva Miranda acquista un’intensità che travolge.

Il periodo in cui vive è uno dei più importanti del nostro passato. Non è facile cimentarsi nella scrittura di un romanzo storico. Luigia Rovito lo fa con enorme precisione e passione, risultato di un lungo lavoro di ricerca e studio che le consentono di approfondire una parte di storia che forse non viene raccontata in modo così diretto sui libri di scuola. Ci ha regalato un’opera eccellente, soprattutto in tempi in cui tanti vogliono scrivere ma troppi non hanno le competenze e il talento per farlo.

La penna di Luigia mi ricorda la bella prosa della Allende e lo stile ricco dei grandi classici del Novecento. Il linguaggio adottato si sposa perfettamente con la storia, i personaggi e l’ambientazione e a mio avviso non c’è nulla nella Vita di Miranda che sia stato detto o scritto a caso. Come nei grandi capolavori.


Conosciamo l’autrice di Vita di Miranda.

Luigia, raccontaci di te. Chi è Luigia Rovito?

Sono nata in Calabria, cresciuta a Padova, tornata in Calabria, e ho abitato in diverse città italiane. Da tutto questo girovagare ho guadagnato un accento che non si capisce bene cosa sia. Dal 2004 vivo in Emilia Romagna e sinceramente non sono mai stata tanto ferma in un unico posto. Ne vale comunque la pena, anche solo per i tortellini in brodo. Sono traduttrice, quindi le parole sono la mia vera casa. Ascolto musica strana, amo gli animali alla follia, ma anche il cinema, mangiare e leggere. Da un paio di anni ho l’onore di collaborare con Massimo Menchi, regista modenese. Insieme abbiamo scritto un film, APART, uscito come produzione indipendente lo scorso novembre. Attualmente, stiamo costruendo una nuova storia. Progetti bellissimi, che spero non finiscano mai.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? C’è stato un episodio che l’ha provocata oppure da grande volevi fare l’autrice?

Scrivere è un piacere che mi sono sempre concessa. Ricordo ancora un orribile fumetto ideato ai tempi delle scuole elementari, la storia di due palloncini che ne combinavano di tutti i colori. Negli anni, ho scritto molti racconti e storie brevi che sinceramente non saprei più dove recuperare, ma la molla è scattata in occasione della morte di mio padre. Ero in un tale stato di prostrazione che ho dovuto per forza aggrapparmi a qualcosa che mi facesse stare meglio. La scrittura è stata di grande aiuto.

Scrivere un romanzo storico non è una banalità. Ci vogliono costanza, passione, anni di ricerca. Ti va di raccontarci il lavoro che hai dovuto fare per Vita di Miranda?

Non ho la pretesa di considerare la mia Miranda un romanzo storico. Per scriverne uno sono necessarie competenze che mi mancano. L’ambientazione della storia che ho voluto raccontare è data da una vera e propria urgenza: quella di ringraziare i ragazzi della Resistenza per l’enorme regalo fatto alle generazioni successive, la Libertà. Raccogliendo il materiale necessario a descrivere la situazione storica del tempo, mi sono imbattuta in notizie non presenti sui libri di storia. La mia già grande avversione nei confronti del fascismo (l’iniziale minuscola è voluta, poiché di menti minuscole si parla) è stata confermata, qualora ve ne fosse bisogno. Sarebbe, credo, dovere di ognuno informarsi presso fonti non ufficiali, per comprendere meglio i rischi che stiamo correndo oggi. Nessuno può, a mente lucida, proclamarsi sostenitore di qualcosa che aspiri a svilire la Libertà di un popolo.

I tuoi personaggi sono vivi, reali. Io ho faticato ad abbandonare il libro al termine della lettura, segno che ci si immedesima e si diventa parte della storia. A chi ti sei ispirata quando hai creato i personaggi? Hai cercato riscontro nella vita reale oppure hai lavorato di fantasia?

Sai che ho fatto una grande fatica anch’io, a staccarmi da quella gente lì? E con questo non dico di esserci riuscita. Sarà perché sono tutti rimasti con me per qualche anno, Vita di Miranda ha avuto una gestazione abbastanza lunga…

Andiamo con ordine. La storia di Miranda non ha riscontri nella vita reale, periodo storico a parte. Tutti i personaggi sono frutto della mia immaginazione. Sono partita dalla protagonista, e pian pianino tutti gli altri si sono presentati al momento giusto. Solo i nomi ho preso in prestito dalla mia numerosa famiglia, ma anche dagli animali che hanno fatto parte della mia vita. Achille, per esempio, era il nome del nostro amatissimo pseudo-volpino/vero-arrosto con le zampe. Il mio preferito rimane il Maestro Sileni, persona di grande potenza intellettuale e con ideali che sono anche i miei.

Vedi? Ne parlo come se esistessero davvero!

So che hai scritto un nuovo romanzo. Ci vuoi raccontare di cosa parla o ci lasci con il desiderio di leggerti?

Il mio nuovo romanzo racconta una storia del tutto diversa, sicuramente meno complicata. Ho sentito il bisogno di leggerezza, e la vicenda di Nicla sa di zucchero a velo e colori, di un amore passato da riscoprire e di sole.

Pane, marmellata e tè

Tre casi per Beatrice.

Dalla routine quotidiana di un piccolo giornale, Beatrice si ritrova catapultata nel mondo dei serial killer. Un salto notevole per la nostra giovane giornalista, che per la prima volta vedrà affidarsi un incarico importante: il “mostro della palude”.

Pane, marmellata e tè è una raccolta di tre racconti con omicidio; protagonista è una giornalista, improvvisata investigatrice, che con il suo inaspettato fiuto e un po’ di fortuna risolve i casi con grande abilità.

Beatrice è fresca, spontanea. Dice quello che pensa e vive le situazioni con trasporto.

Pane, marmellata e tè è un giallo a tinte rosa: non è crudo, contiene una storia d’amore, si legge con facilità e non è sdolcinato.

Leggendo Pane, marmellata e tè se ne possono sentire i profumi, osservare i colori, percepire i sentimenti.

Una storia ricca di elementi sensoriali: l’odore del pane, il sapore del tè, della marmellata. La scrittura scorre e i tre racconti si leggono in un fiato, grazie alla simpatia della protagonista e alla bravura dell’autrice.

Pane, marmellata e tè è adatto a chi ama estraniarsi per un attimo da ciò che c’è fuori e isolarsi in un mondo parallelo. Entrare in un’altra vita e viverla. Ti senti partecipe, al fianco di Beatrice, mentre si muove, indaga, parla, ragiona, si esprime.

Pane, marmellata e tè è una bella lettura, divertente e piacevole. Bellissima anche la copertina, delicata ed accattivante.

Pane, marmellata e tè è scritto dalla bravissima Carla Casazza e pubblicato da Edizione del Loggione.

La memoria del corpo

Non scrivo mai una recensione subito dopo aver terminato la lettura di un libro, ho bisogno di lasciare sedimentare le parole, raccoglierle con calma, organizzarle. Spegnere per qualche giorno l’emozione della lettura, aiuta a mettere in ordine i pensieri, a fare spazio alla storia.

Elsa e Sebastiano: sono questi i nomi che vi resteranno nella pancia per giorni e giorni, vi trascineranno nella loro vita e vi costringeranno a restare incollati a loro, sillaba dopo sillaba.

La storia di Elsa e Sebastiano non si dimentica, è forte, intensa, a tratti difficile da leggere. Per questo motivo mi costringe all’urgenza di fare uscire dalla mia pancia queste poche righe, il quadro improvvisato della mia esperienza di lettrice.

Con un andamento che alterna il racconto in terza persona ai ricordi che Elsa ha raccolto in un diario, Carlo Deffenu descrive la vita dei personaggi e ne cattura le gesta in un romanzo che è un grande libro.

La prima cosa da cui sono stata colpita è la forza dei personaggi, la loro credibilità: sono forti, deboli, determinati, insicuri, sono come te li aspetti, reali. Ho creduto di vederli entrare nella stanza, ascoltarli raccontare, poterli toccare, tanto sono veri. Ti affezioni, vorresti che le pagine non finissero mai e che ci fosse un dopo, un ancora o un diverso finale. Incuriosita dal loro carattere e dal loro temperamento, mi sono chiesta dove l’autore possa aver trovato l’ispirazione per crearli così perfetti, se abbia preso spunto nella vita di tutti i giorni o siano il puro frutto della sua fantasia.

La storia non te l’aspetti. Lo capisci dalle prime due pagine che sarà un viaggio difficile, un cammino che non immagini dove ti condurrà; lo scoprirai solo negli ultimi capitoli. Questa recensione non conterrà spoiler per due motivi. Primo: odio le recensioni che svelano la storia; secondo: per una richiesta esplicita dell’autore, che rispetto pienamente, questa esposizione non aggiungerà nulla rispetto alla quarta di copertina. Possiamo solo dire che è una storia forte, che coinvolge i personaggi e il lettore che vive con loro un cammino fatto di principi morali solidi, di dolore intenso e di voglia di riscatto. Sempre, fino alla fine, ho percepito questa voglia, anche nei momenti più bui. Anche dietro una porta chiusa per sempre.

Non sono entrata subito nella narrazione, ho avuto bisogno di qualche pagina per immedesimarmi, per amalgamarmi alla penna di Carlo Deffenu. I libri non vanno letti tutti allo stesso modo, ognuno ha una chiave di lettura diversa, capìta la quale poi le parole scorrono veloci e leggere. La prima cosa che mi ha sorpresa, nello stile dell’autore, è stato l’Io narrante femminile. Carlo Deffenu è stato capace di scrivere attraverso le parole, i pensieri, i ricordi, l’anima di una donna: a mio avviso questa, in narrativa, è una delle cose più difficili da attuare. La seconda cosa che mi ha colpita è stata la scorrevolezza, la facilità di lettura, il bisogno di saperne ancora e ancora, di Elsa e Sebastiano.

La memoria del corpo è un libro che tratta temi sociali importanti di cui parliamo a fatica, davanti ai quali spesso ci si gira dall’altra parte. Grazie a Carlo Deffenu per averci donato questo meraviglioso libro che consiglio di leggere perché è una di quelle storie che non si staccano dall’anima neanche dopo la parola FINE.

Alla mia bocca cucita aggiungo solo una cosa che spero l’autore mi perdoni. La memoria del corpo l’abbiamo tutti, è quel moto, quel palpito, quello strazio di dolore legato a una vicenda vissuta e che lascia segni indelebili, riconoscibili, come un tatuaggio sulla pelle. Incancellabile.

Titolo: La memoria del corpo
Autore: Carlo Deffenu
Editore: AlterEgo Edizioni
Pagine: 282
Link acquisto: http://www.alteregoedizioni.it/la-memoria-del-corpo/

 

Il giro del miele

Il giro del miele è il primo libro che leggo di Sandro Campani, edito nel 2017 da Einaudi. Il romanzo mi è stato consigliato da un carissimo amico; come da mia abitudine, mi sono recata presso la biblioteca del mio paese e l’ho preso in prestito.

È una storia che coinvolge già dalle prime battute, vuoi per lo stile scorrevole e maturo dell’autore, vuoi perché i due protagonisti, complici una lunga notte e una bottiglia di grappa, si ritrovano l’uno di fronte all’altro a confidarsi un passato che entrambi conoscono. Davide irrompe a casa di Giampiero, pretendendo attenzione, deve parlargli, dice, è importante. I due uomini hanno condiviso una parte di vita: Giampiero ha lavorato per molti anni nella falegnameria di Uliano, il padre di Davide, e in quella falegnameria Davide giocava, scorrazzava, fino a quando la vita e l’età li hanno costretti ad altre scelte, verso altre vite. Forse servivano a entrambi, la notte insonne e la bottiglia di grappa, perché alcuni dettagli di quel passato condiviso erano sconosciuti ai due uomini.

I segreti, che il passato sotterra, creano muri invalicabili e difficili da abbattere. Davide ha bisogno di scaricare un sacco troppo pieno di ricordi che porta sulle spalle? Forse è lo stesso per Giampiero?

Già dalle prime pagine di questo libro sono stata catapultata in un’altra storia. Diversa ma con caratteristiche simili a quella raccontata da Sandro Campani. Il giro del miele mi ricorda in molti tratti Le braci di Sándor Márai, un libro che ho amato e regalato molto. Ho trovato similitudini nella storia, nell’amara solitudine dei personaggi, nell’ambientazione e nel tempo. Anche nello stile, i due autori hanno delle somiglianze.

Il giro del miele è una lettura fluida, non veloce. Campani mi affascina con uno stile pulito, scorrevole ma denso, mai banale; e con un uso sapiente di verbi e dialoghi per imprimere forza alla storia.
È il contenuto che costringe il lettore a riflessioni importanti sull’amicizia, sull’amore, sulla fiducia e sul rispetto fra le persone. C’è tanto altro, in questo grande libro, e in un modo o nell’altro ognuno saprà riconoscere quello che corrisponde al proprio modo di sentire e percepire il messaggio dell’autore, o il proprio.

Nel finale Campani non delude. È l’attesa di conquistare le ultime parole a rendere stimolante il viaggio, pagina dopo pagina. E in quell’attesa ascoltiamo i due uomini e le loro confidenze, nel ricordo di momenti spensierati e nel tormento di quelli dolorosi.

Credo proprio che lo acquisterò. Merita un posto nello scaffale dei preferiti.

Titolo: Il giro del miele
Autore: Sandro Campani
Editore: Einaudi
Pagine: 242
Link acquisto: https://www.ibs.it/giro-del-miele-libro-sandro-campani

Per maggiori dettagli sul romanzo visita la pagina del romanzo sul sito della casa editrice Guido Einaudi Editore.

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