Letture sotto l’Albero di Natale

Innumerevoli i post dal titolo “Letture sotto l’ombrellone”, in estate. Neanche uno invece che si riferisca alle letture sotto l’Albero. A Natale siamo troppo impegnati ad armeggiare con zucchero a velo e coltello. Colpa del freddo e della coperta di pile che abbiamo addosso. O colpa della televisione che in questo periodo propone la scorribanda natalizia dei soliti filmettini o programmi ricorrenti.

Contravvenendo ad ogni abitudine tipica di questo mese vorrei evitare di parlare di panettone o Mamma ho perso l’aereo! e concentrarmi invece su cosa poter regalare a noi stessi o ai nostri cari per Natale.

Parliamo di libri. Quelli letti nel 2016. E per non fare torto a nessuno li nomino in ordine decrescente di lettura.

  1. Punti e Interrogativi. Di Manuela Bonfanti. Quattordici racconti dove il femminile è protagonista.
  2. Una scomoda memoria. Di FG Bart. Un mistero resta nascosto per millenni fino a quando qualcuno non decide che è giunto il momento di svelarlo oppure…
  3. Pane, marmellata e tè. Di Carla Casazza. Tre racconti giallo-rosa con una investigatrice intrigante e un po’ fuori cliché.
  4. Dietro lo steccato. Di Ilaria Vitali. Una pepita d’oro e zaffiri da leggere ad anima aperta.
  5. Dentro e fuori Cheyenne. Di ALIAS. Una storia fantastica che vi tirerà dentro il mondo dello spionaggio.
  6. Quando guardo verso Ovest. Di Massimo Lazzari. Trentatré racconti dal sapore rock.
  7. RIP. Di Marco Valenti. Un romanzo che parla del distacco dalla vita.
  8. Questo cerchio sei tu. Di Fabio Locurcio. Una lettura che lascia con il fiato sospeso.
  9. Fotogrammi in 6×6. Di Michele Marziani. Tre brevi ritagli di ricordi da non perdere.
  10. La dieta su misura. Di Letizia Bernardi Cavalieri. Il libro che vi convincerà a mettervi a dieta.
  11. Il capolavoro. Di Amanda Melling. Un giallo… capolavoro.
  12. L’istinto di una donna. Di Federica D’Ascani. Un erotico denso di passione.
  13. Non padre. Di Stefano Padovan. Una storia che tocca l’anima.
  14. Il pescatore di tempo. Di Michele Marziani. Un libro che parla di pesca di vita.
  15. L’odore del riso. Di Angelo Ricci. Il mio noir preferito.
  16. Un solo sangue. Di Lea Rivalta. Una scrittura che scuote le vene.
  17. Partenze. Di Maggie Van Der Toorn. Una lettura intensa e sorprendente.

Se poi questi titoli non vi bastano andate QUI, sul mio BLOG, nella pagina delle Recensioni e cercate altri titoli oppure negli scaffali di Antonio Tombolini Editore, sbirciate all’interno delle collane e cercate altre pietre preziose. Potrete leggerne la trama oppure acquistarlo.
Splendide idee per un pomeriggio sul divano vicino all’albero di Natale acceso o da impacchettare e regalare.

Ah, dimenticavo! Ricordatevi Tranne il colore degli occhi, il MIO romanzo. Regalatevelo, dicono che sia un bel libro. E’ una storia di amicizia, di quelle che non si rompono neanche con la morte.

BUON NATALE e BUONA LETTURA.

Il pescatore di tempo

Piccole storie di pesca in acque dolci

Vivo in una casa dove, in qualche remoto angolo del garage, sono conservati ami, galleggianti, lenze, cucchiaini, canne, guadini. Conosco alcuni dei termini che riguardano la pesca, ho ascoltato racconti di avventure trascorse sui fiumi, laghi o in mare, con una canna in mano, in attesa.

Sono storie di uomini che amano rapportarsi con la natura, con rispetto quasi reverenziale, con passione, amore, dedizione. Sono ricordi, fotografie, immagini che riguardano emozioni vissute, momenti di vita intensa impiegati a raggiungere un sogno.

Il pescatore di tempo, un altro gioiello di Michele Marziani, contiene tutto questo e anche di più.

Ripercorre la vita di un bambino innamorato della pesca, che diventa ragazzo e che poi diventa, inevitabilmente, adulto. Un adulto che ama ancora camminare lungo i fiumi con una canna in mano e la speranza di trovare un pesce incredibilmente grande.

Il pescatore di tempo è il viaggio che porterà quel ragazzo a diventare adulto, farsi domande, crescere, restare un po’ ragazzo dentro, riflettere sul senso della vita e di ciò che ama fare.

Poi arrivi a pagina 50 e leggi:

Per pescare sul serio serve imparare il silenzio e il passo felpato. Occorre lo stupore di trovare pesci incredibilmente grandi in corsi d’acqua spaventosamente piccoli, stretti, gallerie di frasche con sponde di rovi. Quasi rigagnoli. Luoghi intricati, dove l’accesso costa fatica, punture d’insetto, braccia segnate, sudore… I pesci vivono spesso in luoghi che non immagineresti mai. Saperli invece immaginare è l’arma vincente. Credere l’incredibile.

A questo punto ho chiuso il libro e quasi mi metto a piangere. Poi l’ho riaperto, ho sottolineato il brano a matita ed ho scritto: metafora scrittura.

Da quel punto in poi, ogni volta che l’autore scriveva pesca io leggevo scrittura, al posto di pesce o canna io leggevo parole o penna.

Il parallelismo con la scrittura (nel mio caso) è stato inevitabile. Riconoscersi nelle scelte, nelle difficoltà, nell’alzarsi molto presto al mattino, nell’avvolgersi in una coperta e bere qualcosa di caldo prima di uscire, nel desiderare a tutti i costi di fare quella cosa che amiamo. Il sogno che tutti rincorriamo, quello che abbiamo chiuso nel cassetto e non abbiamo coraggio di aprire.

Il pescatore di tempo ci insegna anche questo.

Quello che ami e desideri puoi farlo. Basta volerlo davvero.

Solo allora, quando ha compreso il sudore, quando ha avuto il coraggio di affacciarsi sull’anima e vederne l’abisso raccontandola in quel gioco di specchi che gli aveva rammentato Calvino nella lezione americana della leggerezza, ha di nuovo messo la sveglia alle cinque della mattina, forse anche prima.

LA SINOSSI

Il pescatore di tempo, letteratura di viaggio di Michele Marziani, è pubblicato da Ediciclo Editore.

 

 

 

Umberto Dei

Alla parola “solitudine” il mio Gabrielli risponde così: “L’essere solo; condizione di chi vive solo: la solitudine lo rendeva triste; aveva bisogno di un po’ di solitudine; vivere in solitudine.

Ha una connotazione triste, la solitudine, eppure negli ultimi tempi è diventata la mia amica migliore. “Non migliore amica, ma amica migliore.” (Questa citazione l’ho rubata in Umberto Dei, lo ammetto, spero che l’autore mi perdoni! La scrivo anche fra virgolette, non si sa mai.)

Cosa c’entra la solitudine con Umberto Dei? Me lo sto chiedendo da dieci minuti, da quando mi sono seduta in poltrona, con il notebook sulle gambe, con l’idea di scrivere un post che parlasse di Umberto Dei e della solitudine.

Andiamo per ordine.

Undici minuti fa, ho finito di leggere, per la seconda volta, Umberto Dei Biografia non autorizzata di una bicicletta. A mio avviso, il più bel romanzo di Michele Marziani. È la storia di Arnaldo, esperto di economia, che decide di cambiare vita e diventa meccanico di biciclette. È una storia di amicizia fra Arnaldo e Nas, il ragazzo uzbeko che assume come apprendista nella sua officina. Una storia che diventa anche un po’ un giallo e che ha un finale in forte salita, dove le ultime pagine non puoi leggerle e basta, perché l’istinto è quello di mangiarle.

Arnaldo è un uomo solo, la sua donna è morta, i suoi genitori sono lontani, e lui ha solo la sua bottega di meccanico di biciclette. Una vita senza ordine, senza nessuno da cui tornare, senza domani in cui sperare. La vera solitudine.

Perché la “vera solitudine”? Forse ce n’è una falsa? La solitudine, penso io, è vera per chi la vive. Per quelli a cui, quella solitudine, pesa e tanto. Come ad Arnaldo. Fino a che non arriva Nas, studente al Politecnico con la passione per le biciclette. Ma non per biciclette qualsiasi. Per le Umberto Dei.

E così la vita di Arnaldo si riempie, e quel vuoto è un po’ meno vuoto.

Bevo tè e mangio biscotti e scribacchio frasi che parlano di solitudine. E penso che forse le parole contengono un significato diverso per ognuno. Che a me la parola solitudine non fa paura, ma capisco chi invece teme di restare solo.

La solitudine mi ricorda il silenzio, il vuoto da riempire di cose che piacciono: buona musica, ottimo cibo, letture piacevoli, un computer, una tastiera, un foglio … Non riesco ad essere triste pensando alla solitudine e, se fosse possibile, sul mio Gabrielli cancellerei tutte le citazioni e lascierei solo: aveva bisogno di un po’ di solitudine.

Comprate Umberto Dei, leggetelo, regalatelo a Natale e commuovetevi sull’ultimo capitolo. Merita davvero un premio con fascetta attorno alla copertina.

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