L’ora del tè; chiacchierando in salotto con Lea Rivalta

Ed eccomi con voi, oggi, per l’ottava puntata de L’ora del tè, in compagnia di Lea Rivalta, l’autrice di Un solo sangue (Antonio Tombolini Editore), un romanzo intenso, imprevedibile e sorprendente. Scopriremo oggi la personalità molto particolare di questa scrittrice ed entreremo con lei nei meandri oscuri dell’anima.
Apro la porta alla nostra ospite e ve la presento.

Ciao Lea e benvenuta nel mio salotto. Gradisci un tè, un caffè, una tisana?
Ciao Roberta. Grazie, un earl grey con un dito di scotch whisky sarebbe perfetto. Anche del bourbon va bene.

Ottimo! Allora iniziamo con le prime cinque domande, se sei d’accordo.
Vai.

Intanto grazie per la tua disponibilità e per avermi dedicato un po’ del tuo tempo. In questo spazio desidero fare conoscere gli autori, non solo per quello che scrivono ma anche per quello che pensano, sentono, ascoltano, leggono. Leggendo un po’ di te e ascoltando le tue parole, la sensazione che ho è quella di avere di fronte una persona molto precisa, organizzata, programmata. Con abitudini consolidate e un approccio pragmatico alla vita e a tutto ciò che essa contiene. Però non è tutto qui. C’è un lato particolare di te che galleggia oltre le parole, oltre ciò che scrivi. C’è una Lea più razionale e una emozionale. Una che controlla e programma ed una che cerca invece di uscire dalle righe e tirare fuori dalla pancia una storia come quella contenuta in Un solo sangue di cui parleremo fra poco. Vorrei che ci raccontassi un po’ chi è Lea Rivalta e che smentissi quanto ho affermato poco fa oppure no…
Credo di essere come tutti gli esseri umani di questo mondo. In ognuno di noi esistono aspetti divergenti della personalità, ciò che ci differenzia è il modo di gestire questa complessità. La vita, spesso, impone di nascondere i lati meno ortodossi, che finiscono per diventare oscuri. Quando vengono alla luce, queste identità nascoste assumono sembianze che agli occhi del senso comune possono sembrare sovversive, minacciose… talvolta criminali.
lea

Lo pseudonimo Lea Rivalta è la mia voce libera di parlare della sostanza profonda delle cose, nella forma ruvida e dura che preferisco, senza che ciò possa interferire con la mia vita ordinaria in cui tiro avanti con un altro nome e cognome. Anche Lea è precisa, analitica, acuminata ma esplora le pieghe nascoste dell’anima, va dove si annida il dolore e lo affronta guardandolo in faccia.

Visto che hai tirato fuori l’argomento (l’avrei fatto senz’altro anch’io) parliamo di Lea Rivalta.
Come hai appena detto, Lea è la parte interiore di te, quella che, nonostante la modalità pragmatica di affrontare la quotidianità, sa guardare in faccia alle difficoltà della vita. È un po’ la tua parte più vera o, forse, quella che non puoi mostrare? Quando scriviamo qualcosa di noi emerge sempre fra le pagine dei nostri libri. Un dettaglio, un sentimento, un ricordo. Che a volte fatichiamo a tirare fuori. Ci può aiutare lo pseudonimo in questo? Credo che molti di noi abbiamo vissuto, almeno una volta nella loro vita di scrittori, l’esperienza di pubblicare sotto mentite spoglie.
La scelta di usare uno pseudonimo è conseguente all’esigenza di tenere separata la mia vita “ordinaria” da quella creativa. Una questione di praticità, innanzi tutto, e poi personale: volevo che la mia esperienza nello scrivere non fosse in alcun modo inquinata da infiltrazioni narcisistiche. Negli atteggiamenti di tanti presunti scrittori trovo una crescente tendenza a magnificare la propria immagine di autori a scapito del contenuto e della qualità dell’opera. Lea Rivalta è solo ciò che scrive: se questo è interessante, bene. Altrimenti Lea non esiste.

L’uso dello pseudonimo ha condizionato il tuo modo di scrivere?
No, anzi: penso abbia fatto emergere la mia vera natura creativa. Il non dover rendere conto a nessun profilo preesistente ha fatto sì che le idee fluissero libere e la forma si adattasse alla sostanza di ciò che volevo dire, senza vincoli e condizionamenti. Il risultato è una narrazione istintivamente molto asciutta che non concede nulla all’auto-compiacimento, e punta sempre al cuore delle cose anche quando entra nella carne viva dell’anima.
Penso che solo Lea potesse addentrarsi nella personalità devastata di Gio e mostrarne le macerie più intime senza vergogna, senza pudore, senza paura.

35520873_un-solo-sangue-di-lea-rivalta-1Parliamo ora del tuo bellissimo romanzo, Un solo sangue, senza entrare troppo nel racconto per non fare spoiler. Un solo sangue ha una trama molto forte, ci sono passaggi di una intensità estrema e cose che succedono e che non ti aspetti. È scritto con uno stile asciutto e coinvolgente; quello che colpisce è la veridicità della storia e dei personaggi. Hai tratto spunto da qualcosa che hai letto o da qualcosa che ti è successo? Come hai lavorato per costruire i personaggi?
Un solo sangue intende parlare di un tema vero, che riguarda quote crescenti del mondo occidentale, e che produce danni sempre più grandi sia a livello sociale che individuale: l’abbandono della propria identità e la fuga verso un’io-immagine artificiale. Si tratta di una patologia grave, che ha sviluppato radici ormai profonde e che nasce con l’incapacità di gestire la difficoltà di vivere. Tendiamo, inconsapevolmente, a rinnegare la nostra identità che ci fa sentire impotenti di fronte a modelli di vita inarrivabili e a costruire ectoplasmi belli, sorridenti e performanti in apparenza ma che non contengono più l’essere vero delle persone. Ciò produce tragedie enormi, che spesso si consumano in silenzio ma che talvolta deflagrano spargendo il carico di dolore accumulato nel tempo. Di questo argomento tratta uno dei libri più interessanti che abbia mai letto, un saggio che tiene incollati alle pagine più di un thriller. È Il Narcisimo, di Alexander Lowen… andrebbe studiato al liceo.

lea2Ovviamente Un solo sangue non è un saggio: l’idea alla base del romanzo è pura fiction. Volevo una trama che andasse dritta al cuore del problema e affondasse senza remore e condizionamenti la lama narrativa. Per questo l’ho maturata per quasi un anno, prima di passare alla scrittura. La storia è comunque costruita su mattoncini di assoluta verità: praticamente tutte le situazioni e i personaggi nascono dalla mia esperienza personale, che ho assemblato in un’architettura di fantasia al servizio del tema di cui intendevo parlare.
Parlando di tecnica narrativa, ho preso un paio di decisioni molto ponderate che hanno fortemente caratterizzato il risultato finale: la scrittura in prima persona e la limitazione del set dei personaggi.

Ti va di dirci di più su queste due scelte?
La prima persona si è rivelata fondamentale per garantire la profondità e l’impatto del racconto dell’esperienza della protagonista, che vede la propria vita decomporsi e intraprende il viaggio nella sofferenza, verso la riscoperta di sé. Questo ha comportato l’ovvia difficoltà nel costruire un romanzo corale e multi-situazione: ogni scena, accadimento, dialogo avviene attraverso il punto di vista di Gio e questo impone scelte stilistiche e narrative forti e, a volte, limitanti. Ma volevo dare assoluta priorità all’esplorazione del dolore e l’unico modo di farlo era portare il lettore nell’anima di questa donna.
Da ciò deriva anche la scelta di limitare il numero e la profondità dei personaggi: “gli altri” esistono nella misura in cui partecipano alla tragedia di Gio, che è l’unica cosa che conta in questo romanzo. Ho quindi abbandonato ogni velleità accademica riguardante la costruzione quali-quantitativa dei personaggi.
Il risultato che volevo raggiungere era un libro da leggere tutto d’un fiato, e che non si perdesse in derive inutili. Con un ritmo interiore scandito da una trama serrata, che si mette in moto sin dalla prima pagina e non si ferma più, fino all’ultima.

Hai intenzione di continuare a farti leggere come Lea Rivalta? Ci sono nuovi progetti in cantiere o Un solo sangue – parte II?
Lea ha altre cose da dire e lo farà. Ho idee che andranno ancora più a fondo nella materia oscura di cui è fatta l’anima, e comporranno una trilogia di cui Un solo sangue costituirà il primo atto. Ritengo si tratti di soggetti potenti e sorprendenti, che si baseranno su uno storytelling non convenzionale e una scrittura spericolata. I tempi per la venuta al mondo di queste creature sono ancora in via di definizione anche perché, nel frattempo, Un solo sangue potrebbe diventare qualcosa di diverso da un libro. Ne parleremo più in là, Roberta.

Con molto piacere, Lea. Ti aspetto nel mio salotto quando sarai pronta a parlarcene.
Ed ora l’ultima domanda. Hai affermato che scrivi “di tutto da sempre”. “Di tutto” intendi qualsiasi genere letterario? Ci racconti quali generi hai approcciato e per quale provi maggiore affinità?
E “da sempre” significa che hai scritto storie fin da piccola? E che storie amavi raccontare?
Nella prima parte della mia vita ho scritto tanto per ragioni professionali, ma il contenuto non poteva certo permettersi di volare sulle ali della fantasia.  La fiction è arrivata tardi, con incursioni nel mondo ragazzi e young adults, in cui ho scoperto il valore della fuga nei mondi fantastici. Ma è con la creazione di Un solo sangue, il mio primo romanzo per un lettore adulto, che credo di aver trovato il vero valore della scrittura nel mio bilancio personale. Un’autrice molto in gamba ha detto che “la vita creativa è il risarcimento della vita ordinaria”. Per me la scrittura è una grande amica, che sa aiutarmi nei momenti di dolore e sa aspettare quando non ho tempo per lei. Perché mi vuole bene senza condizioni.

Lea è stato un piacere averti mia ospite a L’ora del tè. Ti ringrazio per la tua disponibilità e ricordo ai nostri lettori il tuo romanzo: Un solo sangue di Lea Rivalta, edito da Antonio Tombolini Editore.
Arrivederci alla prossima puntata!

Consigli di lettura per le vacanze.

Eccomi qua, a tenervi compagnia prima di partire per le vacanze, con alcuni, spero, utili consigli.  Il momento della partenza è sempre speciale: la frenesia del viaggio, il bisogno di staccare la spina, il desiderio di pensare, per qualche settimana, solo ed esclusivamente a noi stessi. Personalmente non amo fare le valigie che, con il passare degli anni, ho imparato a sintetizzare ed ottimizzare: poche cose,  l’indispensabile.

Non abbiate paura, non vi spiegherò come piegare gli abiti o dove mettere le scarpe, ma come lettrice vorrei ricordare a tutti noi che in borsa non possono mancare alcuni importanti compagni di viaggio.

Ecco quelli che vorrei consigliarvi di portare di tutti trovate la recensione sul mio sito):

  1. L’odore del riso del grande scrittore Angelo Ricci, Antonio Tombolini Editore, un noir dalla voce graffiante e dagli insoliti colori. L’odore del riso è il libro dei sensi; pagine che evocano odori, immagini, sensazioni a pelle, sensazioni vissute dall’autore e trasmesse, come un fluido, nell’anima del lettore. Un libro che non si legge in due giorni: pretende attenzione e la merita!  Se vi appassionerete alla scrittura travolgente di Angelo leggete anche Sette sono i re Notte di nebbia in pianura, gli altri due romanzi della trilogia.
  2. Quando guardo verso ovest la racconta di racconti scritta da Massimo Lazzari, Antonio Tombolini Editore, un LP di storie che coinvolgono e vi portano dentro le vicende dei protagonisti e che, mentre leggi, ti fa canticchiare Hotel California o Wish you where here.
  3. Un solo sangue, il capolavoro della bravissima Lea Rivalta, Antonio Tombolini Editore, un romanzo forte, che travolge, fa urlare, sobbalzare, una storia potente che non lascia indifferenti. Un solo sangue è un’esplosione, un groviglio di sentimenti e sensazioni che ti trascinano in una discesa senza fiato da cui emergi solo alla fine e ti accorgi che hai vissuto meno di ventiquattro ore in apnea e con il cuore in gola, fino alla parola FINE. Dalla prima pagina all’ultima è un unico, continuo, lungo respiro.
  4. Il capolavoro di Amanda Melling, Antonio Tombolini Editore, un giallo femminile, ben costruito, solido, che spiazza ad ogni capitolo. Una storia che trascina, incolla il lettore alla protagonista e lo porta dove lei lo conduce.
  5. Volevo solo te della bravissima scrittrice Federica D’Ascani, Damster Editore; mentre leggevo Volevo solo te pensavo ad un aggettivo che potesse descriverne la scrittura e la parola che più facilmente mi saliva alle labbra era rotonda. Rotonda come i seni o le natiche di Flora, come fianchi morbidi e seducenti o come una frase nell’atto di descrivere, accogliere, riempire spazi vuoti ed evocare immagini. Una storia d’amore ed erotismo.
  6. E per ultimo, il romanzo che ancora sbanca della mia top ten: Umbero Dei Biografia non autorizzata di una bicicletta, Ediciclo editoreDifficile scrivere con poche parole un romanzo inestimabile. L’ho letto due volte, in ognuna delle diverse edizioni. Una storia che vorrei non finisse mai. Un libro che non si può non leggere.

Come lettrice mi sento di dare un consiglio: diventate lettori intraprendenti e trasformate, la vostra passione per i libri e le parole, in una fede. Cercatevi le recensioni, indagare sulla genesi delle storie che leggete, conoscete gli autori, curiosate nella loro bibliografia, indagate sulla loro vita di scrittori, leggete i loro blog. Scoprite quanto amore c’è dietro una pagina scritta e quanto sudore è costata. Leggere è un atto di fede.

Per le mie vacanze, quest’anno, ho scelto libri didattici che serviranno a nutrire la storia che inizierò a scrivere in autunno, ma mi porterò anche qualche altro bel romanzo Antonio Tombolini Editore da recensire, di cui vi racconterò a settembre.

Non dimenticate Il Colophon, la rivista letteraria di ATE, con le sue storie e gli articoli interessanti. Il numero di agosto è uscito da poche ore.

Infine ricordiamoci che un libro non è “il libro di carta” o “l’ebook” ma è quello che contiene, è un’esperienza di lettura e di vita.

Non partite senza un libro.

Buone vacanze a tutti e  buona lettura!

Un solo sangue

“Mi fermo davanti alla pista di cemento. Sento una valanga calda e densa di tenerezza travolgermi il cuore. Entra in ogni interstizio dell’anima, prende possesso del mio castello emotivo e lo fa suo. è l’idea di me stessa bambina, il mio vero io che torna dentro di me dopo essere stato rinchiuso nella prigione della rimozione. Chiudo gli occhi, lascio che si formi un pensiero e lo proietto sulla parete buia della coscienza. Posso leggerlo.”

Non farò un riassunto del romanzo; la trama la trovate qui o in calce a questa recensione.

Non mi piace raccontare cosa fa la protagonista, chi è, chi sono le persone che appartengono al suo presente e al suo passato e cosa le succede nelle pagine che attraversa.

Dei libri che leggo voglio descrivere chi sono io mentre mi fondo con le parole che emergono dalla storia, quello che provocano dentro la mia anima.

Sto tergiversando perché Un solo sangue è un’esplosione, un groviglio di sentimenti e sensazioni che ti trascinano in una discesa senza fiato da cui emergi solo alla fine e ti accorgi che hai vissuto meno di ventiquattro ore in apnea e con il cuore in gola, fino alla parola FINE. Dalla prima pagina all’ultima è un unico, continuo, lungo respiro. Se non fosse perché devi cucinare, pulire, fare la spesa, mangiare, dormire, il tuo tempo sarebbe solo per Gio.

Vivi la sua vita e senti ciò che lei sente.

Non desideri altro che il suo bene e ti accorgi che tu sei lì per aiutarla. Devi farlo. Il terremoto che travolge la giovane manager dilanierebbe chiunque. Il lettore non può non esserne parte.

Chi si dedica anima e corpo alla lettura, ha le valigie sempre pronte perché sa che dovrà partire, prima o poi.

Ed il viaggio che il lettore fa con Gio è un’avventura dentro sé stesso, una trivella che buca nella profondità dell’anima e tira fuori melma, fango, detriti. Leggere è un viaggio, con la protagonista o all’interno del proprio essere.

Questo libro ha bucato la mia sicurezza e ha spazzato via anni di polvere sopra gli abiti.

Un solo sangue è il libro che non vorresti mai leggere (perché sai che ti porterà a spasso negli inferi della tua anima) ma che devi leggere (perché solo così potrai tornare in superficie a respirare ossigeno).

Non nego di avere arginato le mie emozioni per evitare che esondassero. Era l’unico modo per stare vicina a Gio e tenerle la mano quando il senso di annientamento e la voglia di morire la trascinavano alla deriva.

Una scrittura piena, intensa, travolgente che scivola veloce e non inciampa mai. Amo il modo di scrivere di Lea Rivalta e soprattutto la sua capacità di trascinarti nella storia e farti vivere quello che vivono i suoi personaggi.

Se la reazione del lettore è quella che ho vissuto io, non oso immaginare cosa abbia provato l’autrice durante la stesura di Un solo sangue.

Un solo  sangue è il primo, bellissimo romanzo di Lea Rivalta, publicato da Antonio Tombolini nella collana Officina Marziani.

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