L’eleganza del riccio

 

La scorsa notte, finalmente, l’ho finito ed ho pianto sulle parole dell’ultima pagina.

Sono contenta perché l’Eleganza del riccio di Muriel Barbery non ha deluso le mie aspettative, mi ha dato modo di riflettere ancora una volta su alcuni risvolti dell’anima.

Mi hanno colpito molto la tecnica di scrittura, i due diversi punti di vista, l’ironia dell’autrice  e la tenacia di un IO narrante senza perdita di colpi.

Fantastica la complicità sottile nata fra lei e lui, un’amicizia-amore sbocciata all’improvviso e mantenutasi nel sottobosco dell’esistenza, con eleganza e intellettualità.

Un vero colpo di genio, l’alternarsi dei due personaggi principali femminili, la portinaia e la figlia dodicenne di un illustre ministro: la portinaia, Renée, che è molto di più di una portinaia e che nasconde dentro di sé l’eleganza di una regina; Paloma, una ragazzina  di dodici anni che riflette sul senso della vita e che si distingue da tutti quelli della sua specie. Entrambe mascherano la propria vera identità, che mostrano solo a sé stesse e, una volta che si saranno incontrate, alla propria anima gemella.

Il 12 ottobre, al ritorno da Roma, durante il viaggio in treno ho conosciuto una simpatica, tenace, colta donna di più di 80 anni, una professoressa di Francese di cui non riporterò il nome. Con lei parlammo dell’Eleganza del riccio, lei mi disse che era un bellissimo libro, ricco di spunti di riflessione, di pensieri profondi  e molto introspettivo.

Io lo acquistai il 20 gennaio scorso e, come molti dei libri che compro, prima di leggerlo lo feci ambientare per qualche mese sul mio comodino, in compagnia di un’altra ventina di suoi simili, che sono lì in attesa di essere letti o solo perché mi sono molto cari.

Nella prima copertina, il 20 gennaio, quando lo acquistai scrissi:” Sostavo in attesa, nel reparto elettrodomestici, di parlare con il sommesso: dovevo acquistare una nuova aspirapolvere.

Mentre aspettavo, l’occhio mi cadde su un libro posto sul ripiano del reparto libreria. Il titolo del libro catturò la mia attenzione, perché mi fu consigliato pochi giorni prima da un caro amico. Lo presi, lo sfogliai, lessi poche righe e notai lo stile diverso dei vari capitoli. Mentre lo tenevo in mano e lo sfogliavo, una leggera emozione mi assalì, non capii perché, ma lo comprai perché il segnale era chiaro: dovevo leggerlo.”

Una frase dal libro: “Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita è così: molta disperazione,  ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. È come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai. Sì, è proprio così, un sempre nel mai.”

Grazie Muriel per questo magnifico capolavoro.

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