“Lungo il Po”, viaggio controcorrente di Michele Marziani.

Il sabato, solitamente, è il giorno dedicato alla casa: faccende domestiche, pulire, stirare, cucinare, spesa…
Dopo una settimana di lavoro intensa, parte della quale trascorsa su e giù per l’Italia, il pensiero di dover indossare grembiule e guanti di plastica non è allettante.
Qualche giorno fa ho ricevuto uno stuzzicante invito via mail e non ho saputo resistere.
Il mio amico Michele Marziani presentava il suo libro Lungo il Po ed io dovevo fare di tutto per esserci, in barba alle pulizie di casa e alla pioggia incessante che oggi cadeva su Rimini.
La sala in cui si teneva la presentazione era l’ex locale di un negozio storico di Rimini, all’interno dell’atmosfera romantica del Borgo di Sant’Andrea che in questi giorni festeggia l’ottava edizione.
Di gente tanta, per me non era la prima presentazione dei libri di Michele, ma di sicuro una delle più divertenti e coinvolgenti.
I racconti delle avventure, in un viaggio controcorrente, alla ricerca di storie, cibi, tradizioni, curiosità, nel rispetto del Grande Fiume e della vita che si svolge lungo il suo corso hanno un sapore a volte romantico, altre ironico, altre ancora misterioso.
Ho gustato il bello di quei ricordi, mentre evocavano, in me, immagini di una bellezza mozzafiato. Dev’essere stata un’avventura pazzesca, di quelle che restano ancorate alla memoria, prima ancora che alla carta stampata.
Ammiro il coraggio, la spregiudicatezza, lo spirito libero, la voglia di scoprire, il bisogno di vivere e sono uscita dalla presentazione pensando che ogni persona dovrebbe, almeno una volta nella vita, partire per un viaggio verso la realizzazione di un sogno.
Si parla tanto di sogni (di quelli che abbiamo chiuso nel cassetto), ma mai, o poco, di quelli che abbiamo realizzato o che stiamo vivendo.
Consentiamo alla vita di trascinarci in gorghi senza fine, dove ogni secondo è scandito da doveri e impegni, mentre dovremmo dedicare più tempo a fare quello che ci piace.
Ed è per questo che oggi ho scelto di smettere i panni della massaia e correre al Borgo ad ascoltare racconti d’acqua in uno degli scenari più belli del nostro Paese.
In tutto questo c’era anche la voglia di incontrare persone, rivedere Michele e respirare carta, inchiostro e belle parole.
Ho camminato sotto la pioggia e sono tornata verso casa, contenta di avere vissuto un’ora lontana dal mondo che corre. Non sembrava neanche Rimini, quella di oggi. Una città intirizzita, colma d’acqua, spettinata dal vento, coi lampioni che a malapena illuminavano. Piove ancora, il rumore sui tetti e contro le soglie di marmo ha il sapore delle coperte e del tepore del divano in inverno.
Forse è l’acqua che corre che ci ricorda che esiste la vita, come quella che si vive lungo il Po e che a volte dimentichiamo di vivere.

L’amore che ti meriti

Devo dire che pochi libri mi sono piaciuti così tanto come l’ultimo di Daria Bignardi.
È una storia che prende la pancia prima che il cuore e che racconta, in modo molto diretto, le tragedie di una, in apparenza, normalissima famiglia italiana.

È una storia da leggere, una di quelle che non lascia indifferenti; te la porti dentro per giorni ed ogni volta che l’abbandoni non vedi l’ora di tornare lì, a scoprire che ne sarà di Alma e Maio.

Non è un giallo e neanche un libro di narrativa. È un mix delle due cose e io, che amo i thriller e la narrativa, ho trovato in una bellissima storia entrambi i generi.

A causa della mia mania di scrivere non leggo mai un libro per il semplice gusto di leggerlo e non riuscirei mai a immergermi in una storia che, seppure affascinante, sia scritta male. In ciò che leggo cerco trasporto, emozioni e coinvolgimento, ma anche gusto, semplicità e bellezza della scrittura.

In L’amore che ti meriti ho trovato tutto questo. La leggerezza della scrittura, che non vuol dire superficialità. La profondità della narrazione, che ti porta dentro la storia. Il coinvolgimento del lettore, che veste gli abiti dei protagonisti e si trova catapultato per le strade di Ferrara alla ricerca di segreti dissepolti. La bellezza della scrittura e la capacità di emozionare e sorprendere.

Fino a qualche anno fa sceglievo solo romandi di autori stranieri; gli italiani che leggevo erano davvero pochi. Poi, dopo qualche corso di scrittura e la convinzione che per riuscire a padroneggiare la lingua non ci debbano essere passaggi intermedi, ho iniziato a preferire gli italiani. È stata una scelta inconsapevole, naturale, avvenuta senza cercarla.

Sono convinta che non sia il lettore a scegliere il libro, ma il contrario, e io sono contenta che L’amore che ti meriti abbia scelto me.

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