L’anno della rinascita

La fine dell’anno è tempo di bilanci e chissà perché, in questo Capodanno 2021, sembra che tutti desiderino tirare una riga, fare le somme e magari buttare per davvero, dalla finestra, tutto ciò che di brutto è stato vissuto. Ieri pensavo al mio anno appena concluso e ho sentito il bisogno di mettere un punto a un passato doloroso. Il mio.

Vado contro ogni logica dicendo che il 2020 per me è stato un anno sorprendente e, pandemia a parte (non per minimizzarla ma solo per fare un’analisi puntuale), meraviglioso. Quello della mia rinascita.

Ho affrontato gli ultimi anni con immensa fatica in ogni ambito. Per non andare tanto indietro, esattamente gli ultimi sette mi hanno messa a dura prova con la morte di mio papà, la malattia di mio zio, una nonna da assistere e curare soprattutto legalmente e poi, ciliegina sulla torta, nuovi incarichi lavorativi, sempre più pesanti e di responsabilità. Per dieci anni ho lavorato sui treni, vissuto negli hotel, cambiato mansione, azienda, colleghi e capo ogni volta che girava la ruota.

Fino a quando qualcuno non ha deciso di mettere una X sul mio nome.

Fine di una carriera durata quasi trent’anni.

Il 2020 mi ha accolta quando ero in uno stato psico-fisico molto provato. La fine del 2018 e il 2019 erano stati un banco di prova oltre ogni mia immaginazione. Non avevo bisogno di una ulteriore bastonata, eppure qualcuno, da qualche parte dell’Universo, aveva deciso che fossi pronta per una nuova sfida in stile Hunger games.

Durante il 2019 ho scritto la storia di Rebecca, un racconto impegnativo che dovevo mettere su carta. Un atto terapeutico e vitale servito a tirare fuori il peggio di me. All’inizio del 2020 quella storia è diventata un manoscritto e a marzo ho iniziato a spedirlo a numerose case editrici con la speranza che potesse diventare realtà.

A fine 2019, stimolata da un’amica e nella speranza di trovare un lavoro che mi entusiasmasse, ho tirato fuori un sogno dal cassetto chiuso a chiave per quasi vent’anni e preso contatti con la Scuola di Naturopatia Manipura per capire se quel sogno potessi realizzarlo davvero. Avevo perso il lavoro che amavo, le persone del mio gruppo, lo scopo per cui ogni giorno mi alzavo, macinavo chilometri e andavo in ufficio con il sorriso per essere guida, sostegno, aiuto. Tutto finito!

Nella mia nuova vita, in mezzo a tanto dolore, mi ero resa conto però di avere più tempo da dedicare a ciò che amavo, tutto quello che prima sprecavo in viaggi e spostamenti potevo usarlo per scrivere e studiare.

Dopo due mesi di riflessione ho capito che era quello che volevo fare da grande non era altro che la maturazione del mio cammino professionale, il suo naturale proseguimento: continuare a essere di aiuto e sostegno. So che ti chiederai: “Cosa c’entra la naturopatia con il management aziendale?” C’entra eccome! Fidati.

A marzo 2020 inizio la scuola con frequenza online. Studiare mi piace, una passione che non ho perso e nonostante il timore di non farcela, scopro che invece mi riesce. Sono felice perché finalmente colmo il mio desiderio di continuare a studiare dopo Ragioneria. Gli esami mi danno enormi stimoli, ogni piccolo risultato è una iniezione di adrenalina che sana le ferite della mia autostima fortemente provata dalla batosta lavorativa ricevuta. Uno dopo l’altro, alla fine del 2020 nel mio libretto sono registrati sei esami superati.

La scuola di Naturopatia è anche un cammino di crescita nella consapevolezza di se stessi e come ogni processo di cambiamento porta alla luce il brutto per trasformarlo in bello, passando attraverso fasi difficili e dolorose. A tutto questo dovrei essere abituata. Invece no. Al dolore non ci si abitua mai.

A maggio 2020 ricevo la mail che aspettavo con grande speranza. Triskell Edizioni, una bellissima realtà editoriale, accetta di pubblicare Rebecca (lo chiamo così perché ancora non posso svelare il vero titolo). Puoi immaginare la mia gioia? Un altro sogno che si realizza e, se lo vuoi leggere da un altro punto di vista, la chiave per chiudere quel maledetto passato che mi ha tormentata per molto tempo.

Grazie alla scuola conosco diverse persone meravigliose e assieme a una di loro inizio un percorso terapeutico intenso che, abbinato allo studio e all’autotrattamento Reiki, toglie tutti gli strati sedimentati negli anni e piano piano libera la mia anima, la vera essenza.

Ad agosto 2020, durante l’editing di Rebecca, in un attimo di pausa dalla scuola, scrivo un nuovo romanzo e lavoro a una raccolta di racconti che spero vedranno luce nei prossimi anni.

Quest’anno difficile ha portato dolori, privazioni, ci ha costretti a ripensare le nostre giornate, a valorizzare le piccole cose, apprezzare gli affetti importanti, fare il vuoto dentro di noi per riempirlo solo con l’essenziale. Abbiamo visto persone lasciare questa vita e famiglie distrutte dalla sofferenza. Abbiamo conosciuto la paura, il terrore, ci siamo sentiti in gabbia. Ci siamo aiutati con telefonate, videochiamate, messaggi. Abbiamo sfruttato ogni mezzo per essere vicini a chi soffriva o aveva paura del vuoto.

Quello che ho imparato dal 2020 è che in mezzo al dolore della vita, indipendentemente dalla causa, devo guardare le cose belle che affiorano, le persone vere che ho attorno, quelle nuove che ho conosciuto, i sogni che sto realizzando, il cammino che sto compiendo. Nel mio bilancio c’è il Dare e l’Avere, il positivo e il negativo ed esperienze nuove da affrontare.

La storia che ho cercato di raccontarti mi ha cambiata completamente, vestendomi con abiti nuovi e tirando fuori una Roberta che forse neanche conoscevo. Non c’è rammarico in questo, ma solo gioia. La Roberta che conosco oggi è il risultato del Dare e dell’Avere del 2020 e di tutti gli anni passati, dal 1965 in poi.

Per il 2021 non ho aspettative ma solo di vivere con gioia giorno per giorno e imparare sempre di più a fare il vuoto dentro di me per riempirlo di verità. Continuo con grande meraviglia il mio percorso di Naturopatia a fianco di insegnanti e compagni di classe meravigliosi e aspetto, questo sì, l’uscita di Rebecca, per i primi mesi dell’anno, con grande felicità e la speranza di incontrarti tra le sue righe.

Sono di parte, lo so, ma non perdere l’uscita di Rebecca, potresti restare sorpreso e coinvolto dalla sua tenacia ed esplosività. Nei prossimi giorni darò qualche anticipazione. Fai attenzione ai miei post!

Per tutto il resto ti auguro che il successo (inteso come salute, amore e tranquillità economica) che attendi per il 2021 sia a portata del tuo braccio e che gli abbracci mancati siano colmati dalla presenza, anche se a distanza, dell’amore delle persone a te care.

Felice 2021 per davvero!

(Foto anncapistures – Pixabay)

Buon anniversario, nuova vita!

OGNUNO DI NOI HA VISSUTO QUALCOSA CHE L’HA CAMBIATO PER SEMPRE (A. Merini)

Ironia del destino che io abbia condiviso ieri questa citazione e che oggi sia l’anniversario di quel “qualcosa” che mi ha cambiata per sempre. Come fosse ora. Seduta di fronte al mio responsabile di allora, assistevo a quella che sarebbe stata la “mia nuova vita”. Attonita.

Come fai ad avere parole da dire in certi momenti? Come fai a capire ciò che il tuo cervello non riesce a incasellare? Ti rimane una sola domanda alla quale ancora non hai una risposta: perché?

Da quel giorno è stato un saliscendi. Di emozioni. Di sentimenti contrastanti e insoliti per me. Di mancanza di punti di riferimento. Di assenza d’aria, certezze, sicurezze. Quelle che non avevo più.

Dopo due anni sono cambiate tantissime cose e se mi volto indietro rivivo tutto, il brutto e il bello di un periodo nero.

Citai una frase, un anno fa: LA VITA NON È ASPETTARE CHE PASSI LA TEMPESTA, MA IMPARARE A BALLARE SOTTO LA PIOGGIA. E sotto la pioggia succede che ti bagni e le lacrime si mescolano all’acqua oppure ridi come non mai per l’ironia della sorte che questa volta ha nominato proprio te. Alla faccia dell’ironia!

Di sicuro non ridevo quando mi facevo scudo per le mie persone, le rassicuravo, con una parola, una carezza, un sorriso, quando le ascoltavo o le proteggevo il più possibile, evitando che il fulmine cadesse sopra di loro. Fino alla fine. Quando invece la saetta ha colpito me.

È il sorriso la maschera che mi ritrovo a indossare più spesso, perché nessuno ha voglia di un cuore rotto, un’anima alla deriva e un capo, mamma, figlia, moglie, amica con la vita frantumata e nulla più da dare. Ho sempre dato, questa è la realtà, e in qualche modo devo continuare a farlo.

A volte fingo, a volte non riesco e sfogo tutto quello che ho. La verità è che senza risposte non si arriva mai alla fine del cerchio. Provo a cercarle, inseguo le persone giuste, provo a estrarre il coniglio dal cilindro, ma quello di cui ho bisogno non c’è. Quello che ho capito, poi, è che quella risposta che non arriva è l’unica, vera risposta. Perché una risposta, a tutto questo, NON c’è.

La vita cambia radicalmente. Tutto si stravolge. E io sono sotto la pioggia, aggrappata ai ricordi e fradicia di dolore.

Quando ti dicono che tu sei quello che la vita ha fatto di te, un concentrato di esperienza, bei ricordi e sofferenza, credici! E credici anche quando qualcuno ti guarda con gli occhi che si illuminano, perché dietro quel velo ci sono immagini meravigliose, sorrisi sinceri e mani che si stringono.  Più una ricca dose di incazzature, mal di pancia, depressioni e voglia di spaccare il mondo.

In questi due anni è successo di tutto, ho ballato in mezzo alla tempesta alla ricerca di un bellissimo sole e forse l’ho trovato per davvero, ma quel “qualcosa” accaduto due anni esatti fa mi ha cambiata radicalmente per sempre. E ne sono felice.

Rileggi il mio articolo di un anno fa.

(Foto Comfreak)

Autostima, la Considerazione che ognuno ha di se stesso

Avete mai guardato allo specchio la vostra Autostima? Sapete che volto ha? Premetto: parlo solo per esperienza personale.

Quando nasciamo non sappiamo cosa sia l’Autostima e, senza che nessuno ce lo insegni, la costruiamo o la distruggiamo in funzione delle dinamiche che viviamo.
L’Autostima è la somma dei riconoscimenti ricevuti, delle critiche costruttive, dei complimenti, dei denti rotti e dell’anima spezzata.
Prima o poi devi farci i conti.
Durante la scuola spesso capita di sentirsi inadeguati o la difficoltà di superare un esame diventa invalidante. La stessa cosa nella vita adulta: i riconoscimenti che riceviamo, negativi o positivi, sono cicatrici indelebili. Restano incise sulla pelle. Segni eterni che non vanno via, come una smagliatura. Strappi nell’anima difficili da ricucire.
Io mi chiedo, ogni giorno, se le persone si rendono conto dei danni che provocano quando si rapportano con gli altri. Si fa un gran parlare di empatia, di comprensione, il web è pieno di articoli, post, documenti che parlano di counseling, psicologia e poi ci perdiamo in un bicchiere d’acqua: il rapporto quotidiano.
Parlo perché ho sofferto e se ci penso ancora oggi gli occhi si riempiono di rabbia, di quella delusione amara che resta appiccicata addosso e si trasforma nei peggiori sentimenti, quelli che non sapevi nemmeno esistessero. E allora diventi rancorosa, adirata, sospettosa, chiusa, vendicativa, bisognosa di ricevere un sorriso, quello che hai perso da tempo e non sai più ritrovare, quella voglia di ridere e divertirti e sperare che arrivi presto lunedì per entrare in ufficio dalle persone che ami e che ormai è solo un lontano ricordo.
Parlo perché un giorno qualcuno mi disse che non avevo Autostima. La voglio scrivere con la A maiuscola. E poi me lo disse anche coi fatti. Il messaggio era più o meno questo: ti butto via perché non vali o non mi servi. E tu, che l’Autostima l’hai cullata in mezzo al mare in tempesta, quando arriva l’onda lunga ti butti giù e bevi. Bevi. Bevi. E speri solo sia un incubo, un brutto sogno da cancellare al risveglio.
No!
È realtà. Un roccia dura da sgretolare con le unghie ogni giorno.
Quando sei sott’acqua pensi non ci sia nessuno o nulla che possa salvarti. Sei lì, alla fine di una vita stupenda e complicata, con il nulla in mano. Sola con gli scheletri: ricordi bellissimi e travolgenti. Mai stati più belli di così.
Il sapore dei ricordi può essere amaro. E quando diventa amaro non hai più scampo. Ci muori dentro.
Bene! Ma la vita non finisce così e la medicina è una sola. UNA SOLA!!
Il sogno che hai chiuso nel cassetto quarant’anni prima. Quel sogno che ti sbriciola dentro, ti rigenera, ti fa sentire euforica, cancella le maschere attorno a te, rigenera la fiducia, dipinge a colori accesi, polverizza i ricordi brutti, ti riempie di dubbi, di “ce la faccio”, di “cazzo, è dura”, di alzatacce, sonno, voglia di riposare, ma vai avanti!! È il boccaglio che qualcuno ti passa mentre sei sott’acqua, quella mano che ti tira su a respirare ossigeno.
Cos’è? La so definire solo con una parola: Amore. Per quello che sei, che vivi e fai.
È amore per un sogno che coltivi da tempo e finalmente ce l’hai in mano. Per la possibilità di dimostrare a te stessa che hai le palle sotto la gonna. E perché finalmente hai fatto il passo che ti ha allontanata dalle maschere con cui hai vissuto per anni.
E alla fine devi ringraziare proprio quelle persone che hanno tentato di distruggere l’unica parte dell’anima che aveva bisogno di coccole, senza riuscirci, e perché grazie a loro hai capito che l’Autostima ce l’hai e se la potessimo misurare peserebbe TRENTA tonnellate!

E quel TRENTA non è un numero a caso!! 😉

La mia idea di felicità

Inseguiamo la felicità per una vita, spesso senza risultato. Ci chiediamo come ottenerla e quali siano le cose che ci consentano di dire: sono felice.

Ho pensato molto e sono giunta a una mia idea di felicità ovviamente discutibile.

Prima però devo farti due domande. Sei felice di quello che fai? Sei felice di quello che hai? Attenzione però, non mi riferisco a oggetti materiali. Non è l’ultimo ritrovato in fatto di cellulari, auto o scarpe a rendermi felice ma la passione che muove i miei passi, quanti sogni ho scritto sul quaderno e quanti ne ho realizzati o realizzerò.

Non ho una ricetta magica ma ho un mantra: fare con determinazione e con il cuore.

Negli ultimi anni ho conosciuto persone meravigliose mosse da un’unica passione: l’amore. In tutte ho scorto la medesima luce negli occhi. Non parlo di amore come sentimento. Parlo di qualcosa di più ampio e coinvolgente. Amore per la scrittura, per la comunicazione, per il teatro, per l’artigianato, il commercio, lo studio, le relazioni sociali, la politica, la creatività, l’insegnamento, oltre all’amore verso gli altri. E potrei continuare all’infinito.

Nell’ultimo anno la mia vita è stata stravolta e non sempre le giornate sono state facili. Dopo una lunga discesa iniziale mi sono chiesta cosa volessi farmene di una sopravvivenza diventata opaca, annebbiata e oscura. La risposta è stata: voglio vivere ed essere soddisfatta di quello che faccio (che per me equivale a dire: voglio essere felice).

Quando siamo dentro a un tunnel non ci rendiamo conto delle potenzialità, dell’energia e della consapevolezza che abbiamo tra le risorse disponibili. Però basta poco (lo dico ora che sono alla luce del sole) per uscire dalla gabbia che ci opprime: basta cambiare il modo di pensare e l’approccio alle cose. Dobbiamo desiderare il cambiamento, volerlo fortemente per far sì che accada. Dobbiamo muoverci e fare qualcosa! Restare immobili a piangere non serve a nulla.

Io l’ho fatto!

È stato necessario cadere in un baratro. Le cose belle difficilmente arrivano quando siamo seduti in poltrona davanti a un bel film e con una birra in mano; è più facile che accadano dopo una tempesta o in mezzo a un uragano.

Maledico quella tempesta, certo, ma la ringrazio perché oggi posso guardarmi indietro e dire: ce l’ho fatta!

In questo anno difficile sono successe due cose belle: ho finito di scrivere Rebecca (scritto e riscritto quattro volte, ora è nelle ottime mani della mia editor) e ho fatto una scelta di vita bella, bellissima, ho estratto dal cassetto il Sogno, quello con la S maiuscola, la passione di una vita. Sarà una strada lunga, infinita, costeggiata da alberi, circondata dal verde ma anche piena di buche e fossi in cui cadere. Ma io arriverò in fondo!

Non posso svelare troppo, no? Lo scoprirai strada facendo con me! Aggiungo solo una data: 29 febbraio 2020.

Sul mio comodino ho un quadretto, regalo di un amico scrittore, con un bellissimo disegno e una frase che dice: “Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare“.

Ti auguro di volare!

(Foto di Myriam Zilles – Pixabay)

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